Ci sono quelle presentazioni di libri che iniziano incontrando l’Autore, chiedendosi dentro di sè “che tipo sarà? mah, dicono sia alla mano… speriamo vada tutto bene”
E poi ci sono quelle che iniziano con baci, abbracci, e “Ehi! Finalmente! Come stai? Fatto buon viaggio”, con quella confidenza che si con quegli amici che sono tali, anche se li vedi una volta ogni tanto.
Con Lorenzo (che poi sarebbe Lorenzo Marone, Autore prima per Longanesi, ora con Feltrinelli) è così.
Sedersi a cena al Ristorante Le Palme a raccontarsi cosa si è combinato negli ultimi mesi, chiedere come è cresciuto il figlio (la Libraia) o volere vedere la foto del cane (il Libraio), parlare di cibo e di traffico, di case e di viaggi.
Perchè in effetti quella dovrebbe essere una serata di lavoro,l’11 maggio 2017, sia per lui che presenta “Magari domani resto”, suo terzo romanzo e primo pubblicato da Feltrinelli, sia per i Librai che hanno organizzato la presentazione.
E invece è più una serata tra amici, dove non c’è l’Autore a cui bisogna porre domande per vendere quante più copie del libro.
Ma c’è Lorenzo, a cui chiedere del suo ultimo libro, della sua Napoli, del perchè ha voluto cambiare scenario e lasciare i quartieri borghesi del Vomero per inoltrarsi in quelli popolari, e se è stato difficile scrivere dal punto di vista di una donna.
Perchè in “Magari domani resto” c’è una protagonista che si chiama Luce di Notte (“Lo so, non è un nome, è ‘na figura e merd’“)
E allora, quando la serata va così, anche alla Libraia che non aveva mai presentato un libro passa l’ansia da palcoscenico, e il tempo scorre veloce, tra una lettura ad alta voce, una curiosità del Libraio sui personaggi di contorno e una domanda da parte del pubblico.
Per concludersi con i “consigli per gli acquisti”
Quando la serata finisce non ci sono i saluti. C’è il momento del “quando ripassi di qui? Ma vieni al Premio Bancarella?” “Venite a Torino? Ci vediamo lì?”
Come si usa fra amici, no?