“Il libro degli esseri immaginari” di J. L. Borges

Il libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges, ben prima degli Animali fantastici della Rowling, fa parte di una antica quanto illustre tradizione letteraria, che discende dai bestiari medievali, dalla Historia Naturalis di Plinio il Vecchio e da certi passi di Erodoto.

Jorge Luis Borges è stato il più grande intellettuale sudamericano del XX secolo: studioso, tessitore di storie, poeta, erudito.

A metà degli Anni Cinquanta si innamora di una sua studentessa e le propone di scrivere un libro insieme. La storia va a finire male e il libro scritto a quattro mani viene edito in italia da Einaudi con il titolo Manuale di zoologia fantastica: è una raccolta di animali fantastici o mitologici. Una decina d’anni dopo Borges rielabora, ampliando, questo testo e lo farà ancora, per una terza volta, quando il libro verrà pubblicato sul mercato statunitense.
In Italia Adelphi, in questa edizione sotto il titolo di Il libro degli esseri immaginari raccoglie tutte le fasi della genesi di questa opera: nell’ultima parte infatti è presente una nota del traduttore sulla traduzione che ne illustra le vicende.
Lo stesso Borges spiega come leggere questo libro nel prologo:

Come tutte le miscellanee, come gli inesauribili volumi di Robert Burton, di Frazer o di Plinio, il Libro degli esseri immaginari non è stato scritto per una lettura consecutiva. vorremmo che i curiosi lo frequentassero come chi gioca con le forme mutevoli svelate da un caleidoscopio

L’opera quindi è un insieme di racconti, di brevi capitoli, su vari animali mitologici e letterari.

Questi possono essere raggruppati, secondo me, in tre grandi macrocategorie.
La prima è quella del mostruoso nel senso più usuale del termine: alcuni di questi esseri immaginari fanno veramente paura, potrebbero essere usciti dei più spaventosi film horror che siano mai stati fatti!
La seconda dimostra come gli antichi non credevano alle loro stesse mitologie e per non erano boccaloni come ci verrebbe da immaginare. Nel libro Borges riporta una bellissima stroncatura della chimera, che va a illustrare come nessuno abbia mai sul serio pensato fosse mai esistita, ed il parere di Plinio sulla fenice: lo scrittore prendeva in giro quei medici che ne suggerivano le ceneri come rimedio. 

Il centauro è la creatura più armoniosa della zoologia fantastica. […] Nel quinto libro del suo poema, Lucrezio afferma l’impossibilità del centauro, poiché la specie equina raggiunge la maturità prima di quella umana e, a tre anni, il centauro sarebbe un cavallo adulto e un bambino balbettante. Tale cavallo morirebbe cinquant’anni prima dell’uomo.
La terza categoria in cui raggruppare i capitoli de Il libro degli esseri immaginari è quella che contiene animali presenti, seppur in modi diversi, in più a più latitudini. Creature fantastiche protagoniste in ogni secolo e in ogni luogo, miti si ritrovano ad Oriente ed ad Occidente, nel mondo nordico come in quello islamico.
Ignoriamo il senso del drago, come ignoriamo il senso dell’universo, ma c’è qualcosa nella sua immaginazione che si accorda con l’immaginazione degli uomini, e così il drago appare in epoche e latitudini diverse.

In virtù di questo, Il libro degli esseri immaginari è un bellissimo percorso trasversale nelle fantasie degli uomini ed in ogni letteratura.

A tal proposito basta leggere l’incipit del capitolo dedicato alla Zaratan:

C’è una storia che ha attraversato tutta la geografia e ogni epoca: quella dei naviganti che sbarcano su un’isola senza nome, che poi si inabissa e li perde, perché è viva. Tale invenzione figura nel primo viaggio di Simbad e nel sesto canto dell’Orlando Furioso («ch’ella sia una isoletta ci credemo»); nella leggenda irlandese il san Brandano e nel bestiario greco di Alessandria; nella Storia dei popoli settentrionali (Roma, 1555) del prelato svedese Olao Magno e in quel passaggio del primo canto del Paradiso perduto in cui si paragona l’immobile Satana a una grande balena che dorme sulla spuma di Norvegia («Him hap’ly slumbering on the Norway foam»). 

Già questo pezzo dà un’idea di come Borges, uomo di una cultura incredibile e di una conoscenza strepitosa di tutte le letterature, riesca, parlando del singolo animale, a farci avere una visione dall’alto, una visione a volo d’uccello ed unitaria di miti noti e non partendo da fonti quasi sconosciute.

Il bestiario anglosassone detto Codice di Exeter ritorna molto spesso: quando si parla della pantera, Borges ci fa sapere che per questa fonte medievale era un animale “dall’alito fragrante”: perché una pantera dovrebbe avere l’alito fragrante? Semplicemente perché nell’Inghilterra medievale nessuno sapeva cosa fosse e quindi, leggendo ed interpretando da altri testi, erano arrivati a questa buffa conclusione.

Nel bestiario greco, la balena rappresenta la meretrice dei Proverbi («i suoi piedi vanno verso la morte, i suoi passi son diretti al sepolcro»); nel bestiario anglosassone rappresenta il diavolo e il Male. Conserverà questo valore simbolico in Moby Dick, scritto dieci secoli dopo.

In questo Il libro degli esseri immaginari è un libro di altri libri, un compendio veramente interessante e stimolante della letteratura, degli incubi, delle fantasie e delle credenze degli uomini di tutto il mondo.

Ma anche un insieme dei peggiori mostri che potremmo immaginarci.

Com’era il gigante Humbaba, che sorveglia la montagna di cedri nella frammentaria epopea babilonica Gilgamesh, forse la più antica del mondo? […] «Gli eroi videro avvicinarsi Humbaba. Aveva unghie di leone, il corpo ricoperto da ruvide squame di bronzo, ai piedi gli artigli dell’avvoltoio, sulla fronte le corna del toro selvaggio, la coda e l’organo della generazione finivano in una testa di serpente»
Se ci sono mostri spaventosi e mostri che non sono credibili, ci sono delle storie che instillano inquietudine e paura, come quella del Divoratore delle ombre, oppure come Gli animali degli specchi, favola cinese.
A quel tempo il mondo degli specchi e il mondo degli uomini non erano, come adesso, separati fra loro. Erano, inoltre, molto diversi: non coincidevano nè gli esseri, nè i colori, nè le forme. Entrambi i regni, speculare e umano, vivevano in pace; si entrava e usciva dagli specchi. Una notte, la gente dello specchio invase alla terra. La loro forza era grande, ma dopo sanguinose battaglie prevalsero le arti magiche dell’Imperatore Giallo. Questi respinse gli invasori, li imprigionò negli specchi e impose loro il compito di ripetere, come in una sorta di sogno, tutte le azioni degli uomini. Li privò della loro forza e della loro figura, e li ridusse a meri riflessi servili. Un giorno, tuttavia, si scuoteranno da questo magico letargo.
Il primo a risvegliarsi sarà il Pesce. In fondo allo specchio percepiremo una linea molto tenue, e il colore di quella linea non somiglierà a nessun altro. Poi, pian piano, si sveglieranno le restanti forme. A poco a poco differiranno da noi, a poco poco non ci imiteranno più. Romperanno le barriere di vetro o di metallo, e sta volta non saranno sconfitte. Accanto alle creature degli specchi combatteranno le creature dell’acqua. […] Altri ritengono che prima dell’invasione sentiremo salire dal fondo degli specchi il rumore delle armi.

Al confronto la bambina di The Ring è Alice nel paese delle meraviglie.

Se anche voi siete curiosi di animali fantastici o mitologici, se anche voi volete fare un volo sopra le letterature norrene, arabe, sumere, greche, latine, orientali, allora io vi consiglio Il libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges edito da Adelphi.

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