Ho scoperto La biblioteca di Gould di Bernard Quiriny edito da L’Orma Editore grazie alle ragazze di Microcosmi – itinerari di lettura, che tutti coloro amano i libri e le riflessioni intelligenti dovrebbero seguire, sui social e leggendo il loro sito.
Questo libro reca in quarta di copertina Tra Borges, Calvino e Bolano, una festa di umorismo e di fantasia e già solo per questo mi ero deciso a leggerlo. La biblioteca di Gould di Bernard Quirini racconta delle letture e dei viaggi di monsieur Golud, un dandy estroso che ha una ricca biblioteca di libri unici nel loro genere. Il libro è strutturato in una serie racconti: quelli sulle città visitate da Gould; quelli sui libri che colleziona e che va a spiegare a un suo amico, in parte voce narrante; quelli che partendo dalle mode e dalle manie quotidiane raccontano la nostra contemporaneità tramite la lente della fantasia e del paradosso, in maniera irrealisticamente reale.
Oltre a Borges e Calvino ne La biblioteca di Gould di Bernard Quiriny sentiamo molto l’eco dei racconti di Buzzati, storie che partendo da un realismo molto spicciolo e legato alle cose di tutti i giorni creavano delle situazioni inquietanti o spaventose. Un genere che va oltre la semplice definizione di fantastico, tant’è che, a mio parere, non ha lasciato eredi in Italia.
Ugualmente è difficile riassumere in una definizione sintetica La biblioteca di Gould di Bernard Quirini; è forse più facile citare i genitori illustri di questo libro. Quando leggiamo i racconti di viaggio di Gould i città naturalmente non esistenti il primo pensiero va Calvino: se nell’impianto generale deve moltissimo a Le città invisibili, è pur vero che queste si contraddistinguono per un tratto molto più pratico e meno poetico.
C’è Volsan, cittadina americana, uguale a quelle dei film e dei serial, con le casettine tutte uguali, gli steccati bianchi e l’erba tagliata fine fine: qui è dove è bandito il rumore. I poliziotti vanno a cavallo ma i cavalli indossano delle pantofole di feltro, si può tagliare l’erba solo con le forbici, nei bar non si può parlare a un volume troppo alto… Ecco la garbata presa in giro di certi vezzi, di certe manie dei piccoli paesi, l’ossessione per l’ordine delle città di provincia, naturalmente non solo statunitensi.
L’ossessione per il passato ovviamente è ovviamente propria di Albicia, paesino italiano che celebra il culto ossessivo di un uomo nato lì, e non si può aggiungere altro in merito.
C’è poi Morno, in Cile, una città che Gould chiama Funes City, citazione e tributo palese a Borges e al suo racconto Funes, o della memoria: qui tutto è speculare rispetto a un fiume, e c’è un quartiere a destra e un quartiere a sinistra; tutto ciò che appare nel quartiere di destra c’è anche in quello di sinistra. Costruisce una casa di qua dal fiume? Qualcuno ne costruirà di là. Per questo se tu, visitatore, vai in quella città, potresti scoprire un altro te al di là dal fiume che sta facendo le tue stesse cose: avreste il coraggio di incontrare L’altro, lo stesso (per dirla con una citazione borgesiana), il vostro doppio?
L’inquietudine buzzatiana è presente nel quartiere di Gorad, nella città russa di Kurmosk, i cui abitanti dalla fine degli anni Quaranta fuggono:
Di recente il romanziere Viktor Tesla, originario della città, ha scritto: abito in via Monslev, dove sono nato, ma come tutti i miei vicini la lascerò presto. Vorrei resistere, spezzare l’incantesimo, smentire la voce secondo cui gli abitanti di Kurmosk non possono fare a meno di fuggire verso le periferie, condannati a una specie di perpetuo esilio interno. […] Quante volte ancora dovremo levare le tende? Forse sarebbe meglio emigrare davvero, andare a Mosca, a Volgograd o a Novosibirsk. La popolazione farebbe bene a pensarci. Per impedire alla città morta di espandersi ulteriormente, prima di evacuare questo luogo costruiremo attorno a Gorad ad un enorme muro di cemento, simile al sarcofago della centrale di Chernobyl. Altrimenti il contagio non avrà mai fine: Gorad crescerà e con lei Kurmosk. Sarà necessario costruire nuove periferie, e poi altre e altre ancora. E poi, un giorno, Kurmosk entrerà in contatto con le città limitrofe e le invaderà; nel giro di qualche secolo coprirà tutta la Russia, poi tutta l’Europa. L’umanità rimarrà confinata in una stretta periferia intorno a Gorad.
Se l’inquietudine alberga in certe città visitate da Gould, è nella sua biblioteca che Bernard Quiriny si sbizzarrisce, in un elenco di mirabili pseudo biblia al pari di certi racconti di Borges (ma in maniera meno erudita).
C’è la sezione dedicata alla noia, con libri che annoiano così tanto che non sono mai stati completati perché lo scrittore si annoiava scriverli oppure di cui nessuno conosce il finale perchè sono stati abbandonati a metà; quella dedicata all’eleganza, dove se non sei vestito in maniera acconcia il libro stesso ti impedisce la propria lettura elegante. C’è in questi racconti un gusto strepitoso per il paradosso: nella sezione dei libri che tendono alla perfezione, capita di maneggiare testi che variano per dimensione, emendandosi delle verbosità, delle ripetizione e dei passi superflui:
«È possibile che un libro raggiunga davvero la perfezione? forse i miglioramenti sono asintotici: col passare del tempo si avvicineranno sempre di più all’assoluto, ma non potranno mai raggiungerlo. Così l’evaporazione continuerà, goccia dopo goccia, fino alla fine dei tempi. Fra dieci anni una parola in più a pagina 234, fra venti una in meno a pagina 67 ecc.»
Quiriny dà idea di essere un uomo che ha una profondissima conoscenza della letteratura, spaziando tra i generi e tenendo ad una meraviglia quasi barocca nei libri che Gould definisce “matrioska”: libri che nascondono in sé altri libri, come Fresche mattine dello svizzero Ferdinand Hercule, che Gould rilegge da anni perchè:
«Il primo sottolibro è abbastanza elementare: lo si scopre leggendo una parola sì e una no. è una storia alternativa con gli stessi personaggi ma del tutto diversa dalla prima. […] dei sonetti, che si ottengono prendendo la prima e l’ultima parola di ogni pagina e tenendo conto che la divisione in capitoli indica gli a capo; dei lipogrammi: per esempio nel capitolo XI, che pure conta 26 pagine, non c’è neppure una p; dei disegni erotici, che si ricompongono collegando con la matita tutte le q una doppia pagina; e così via.»
Infine ne La biblioteca di Gould Bernard Quiriny dopo avere preso in giro la letteratura, passa alle condizioni comuni della nostra società, con una serie di racconti che vogliono essere una breve analisi di cose che stanno succedendo, e anche in questo si ritrova molto di Buzzati, seppur con un tono molto raffinato e un po’ dandy .
In un’epoca in cui in cui tutti abbiamo almeno un nickname, cosa succederebbe se dall’oggi al domani si potesse cambiare nome più volte al giorno? Il caos! I genealogisti che non sanno più come lavorare, e con loro gli uffici dell’anagrafe ed i tribunali.
E se invece fossero i morti a risuscitare? Nessuna scena da horror, nessun richiamo a The walking dead, bensì… altro caos! Se tu sei stato condannato per omicida ma la persona che hai ucciso è di nuovo viva, cosa deve fare il legislatore? Se sei morto e hai lasciato qualcosa in eredità ma poi risorgi, ti riprendi le tue proprietà? La Chiesa Cattolica, che ha predicato da sempre la risurrezione della carne, come si pone davanti a quella che pare essere una epidemia di resurrezione?
In un’epoca che ha fatto del sesso una cosa banale ed onnipresente, cosa succederebbe se facendo sesso le persone si scambiassero i corpi, e la personalità dell’uno andasse nel corpo del partner? Da questo escamotage proprio di tante commedie, inizia un divertito delirio sensuale, dove tutti devono fare sesso due volte di fila per potersi riappropriare del proprio corpo, la violenza sessuale sparisce e gli amanti clandestini non hanno vita facile.