Belgravia è l’ultimo romanzo scritto dal barone Julian Fellowes, pluripremiato sceneggiatore per il film di Robert Altman Gosford Park e per la serie televisiva Downton Abbey.
Uomo decisamente poliedrico ha alle sue spalle anche alcuni romanzi con cui si diverte a prendere in giro, nella migliore tradizione britannica, vizi e virtù della upper class: se amate il genere allora Snob (Neri Pozza, 2005; Beat, 2016) merita decisamente di essere letto.
Leggendo Belgravia di Julian Fellowes si sente come si sia divertito a riscrivere il grande romanzo d’appendice ottocentesco: prende tutti i cliché del genere per elaborare un romanzo storico che vuole essere puro divertimento.
Ambientato nella Londra del 1840, con la regina Vittoria salita da pochi anni sul trono, leggendo troviamo figli illegittimi, nobili oziosi, cameriere intriganti, taverne fumose dove si scommette e si perde un sacco di soldi, club londinesi, ricevimenti, nobiltà e tè delle cinque (quest’ultima una novità, l’ultima moda Londra del 1840).
C’è una famiglia borghese che vuole ascendere nella buona società, e ci sono le torve famiglie nobiliari (qualcuna naturalmente a corto di denari) molto conservatrici.
Su questa ossatura che risulterebbe banale, se per così dietro la macchina non ci fosse un autore rodato e sicuro come Julian Fellowes, si innesta la storia d’amore tra un giovane di belle speranze e una ragazza pura quanto ingenua.
Leggendo Belgravia di Julian Fellowes ritroviamo tutto quello che noi abbiamo amato, letto e visto in una infinità di film e di libri; le atmosfere da vecchia Inghilterra sono un po’ a metà Canto di Natale di Dickens e Il piccolo Lord, film che tutti gli anni trasmettono, di solito il 26 dicembre di pomeriggio su Rete4.
Possiamo dire che è un libro frivolo, nel senso più nobile del termine: quella lettura che va bene in poltrona o sulla spiaggia, quando vogliamo svagarci in maniera brillante, tra colpi di scena, confortevoli cliché e un’ottima ricostruzione storica.
Belgravia di Julian Fellowes é un libro positivo perché come tutti i romanzi d’appendice alla fine i cattivi fanno la fine che si meritano e i buoni hanno giustizia. Non come nella vita reale, certo, ma è pur sempre vero che la letteratura serve anche a rendere più dolce e sopportabile la nostra esistenza.
“Belgravia” di Julian Fellowes
