“I giorni dell’ombra” di Sara Bilotti

Ne I giorni dell’ombra di Sara Bilotti uno dei protagonista è sicuramente Napoli, città nell’ultimo periodo tornata in auge come sfondo di grandi storie: pensiamo ai Bastardi di Pizzofalcone e al commissario Ricciardi di De Giovanni, oppure agli interni borghesi descritti da Lorenzo Marone.
Eppure, anche se la città è la medesima, il taglio è ben diverso dai titoli citati: gran parte della vicenda si svolge all’interno di un condominio e del suo cortile, luogo che sappiamo fin dai tempi di Hitchcock che può essere lo sfondo per i peggiori delitti.
I giorni dell’ombra di Sara Bilotti è un romanzo che al suo interno ha due storie, due viaggi in parallelo nell’orrore del nostro quotidiano. La storia “gialla” ruota intorno alla sparizione di Lisa, ragazza bella e giovane, libera e libertina: solamente Vittoria, che pare essere la sua unica amica, cerca di capire la verità, mentre apparentemente a nessuno, di tutte le persone che si affacciano su questo cortile, interessa qual è stato il destino della ragazza.
Questa storia, ossatura de I giorni dell’ombra di Sara Bilotti, procede secondo i canoni del classico giallo: dato un evento iniziale e cioè la scomparsa di Lisa, si parte con la ricerca di indizi, di un colpevole, della verità. 
Su questa base si innesta invece un romanzo parallelo, che va a indagare un altro tipo di verità, più profonda e dolorosa, ovverosia cosa si cela negli animi e nella vita delle persone le cui case si affacciano su quel cortile, e dell’orrore che vivono: all’interno di questo condominio tutte le persone che vediamo coinvolte hanno qualcosa da nascondere.
Sara Bilotti ci racconta con uno sguardo certe volte crudo, certe volte molto partecipe ed empatico l’orrore che noi abbiamo dentro e che taluni non frenano: Vittoria è la figlia abusata fisicamente e psicologicamente da un padre padrone, e viva con la sorella Maria, che per gli abusi è diventata agorafobica e non esce più di casa. La loro madre è diventata una sorta di fantasma: pur vivendo con loro ha trovato un modo per convivere con l’orrore quotidiano, sminuzzandolo in tante piccole parti fino a riuscire a conviverci e a non vedere quello che succede. Di questa donna cieca la rassegnazione, la descrizione e le dinamiche psicologiche sono rese in maniera perfetta.


Mano a mano che I giorni dell’ombra di Sara Bilotti procede e proseguono le indagini di Vittoria, noi capiamo quanto è disturbata e ferita Lisa, così come Vittoria e tutti coloro le cui esistenze si affacciano su quel cortile: approfondendo questi caratteri, che mano a mano si svelano come sempre più feriti, compiamo un viaggio nel loro dolore e nelle brutture quotidiane che devono subire, scoprendo che le cose ovviamente non sono come sembrano.
Lisa, la ragazza allegra, solare e libertina, è diversa da come Vittoria se la immaginava, e anche la loro amicizia assume altre altre sfumature; ugualmente le barbarie del padre-padrone verso le figlie appaiono all’interno di una dimensione e di una relazione più complessa. Anche l’unica figura maschile positiva, Daniel, che all’inizio sembra l’intellettuale sussiegoso e distante dalle cose di tutti i giorni rivelerà poi le proprie profonde cicatrici.
Le due storie, le indagini sulla scomparsa e quelle sui segreti dei personaggi procedono parallele fino al colpo di scena, un plot twist una quarantina di pagine prima della fine: colpo di scena per dire, perchè trovandomici davanti l’ho trovato un calo di tensione e una soluzione facile, un deus ex machina che stonava con la tensione fino ad allora accumulatasi.
Ma in questa storia nulla è come sembra, e quello che pareva un passo falso nella stesura del romanzo è l’anticamera del sorprendente finale. Perchè quando si arriva alla fine de I giorni dell’ombra di Sara Bilotti l’unica cosa che resta da fare e iniziare a rileggere dall’inizio tutto il libro, si rende necessario vederlo con un nuovo sguardo, nato dalla consapevolezza del sorprendente finale, anticipato da quello che sembrava un passo falso e invece si rivela una stupefacente snodo narrativo. Non per nulla Giambattista Marino, che era un compatriota di Sara Bilotti, scriveva che È del poeta il fin la meraviglia
E qui veramente ci troviamo davanti ad una storia che quando arrivi alla fine resti ammutolito e senti il bisogno di rileggere dall’inizio.
Tre motivi infine per leggere I giorni dell’ombra di Sara Bilotti edito da Mondadori?
Il primo è sicuramente lo scavo, l’indagine psicologica operata su tutti questi personaggi offesi, feriti, deviati; una menzione speciale merita, secondo me, la madre.
Il secondo è una raffigurazione bella perché asfittica alfine veramente tranne un paio di uscite perché anche vittoria dei problemi la protagonista di agorafobia esce poco da casa s’allontana il meno possibile è tutto racchiuso nello spazio di una corte del cortile di un condominio ed è difficile riuscire a gestire bene una storia quando ci si sposta così poco
Il terzo motivo è sicuramente il finale, quelle quattro pagine alla fine che ti lasciano senza parole e ti spingono a riprendere la storia dall’inizio per rileggerla con nuovi occhi.

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