“1947” di Elisabeth Asbrink

1947 di Elisabeth Asbrink, pubblicato da Iperborea, è il libro di una autrice svedese che parla esattamente di quello che uso si aspetta leggendo il titolo: l’anno 1947.
Ci sono anni che, per così dire, ritornano nella storia dell’umanità. Pensiamo all’89: c’è il 1789 con la Rivoluzione Francese ed il 1989 con la caduta del Muro di Berlino ed il crollo del blocco sovietico. C’è il 15: la prima guerra mondiale nel 1915, Waterloo e il Congresso di Vienna nel 1815. Il 1947 può suonare un po’ strano, perchè così su due piedi a nessuno verrebbe in mente qualcosa di epocale svoltosi in quell’anno eppure in 1947 Elisabeth Asbrink ci dimostra che proprio in quei mesi nasce il nostro mondo contemporaneo.
Il libro è diviso in dodici capitoli, uno per ogni mese, in ognuno dei quali si susseguono vicende che accadono in contemporanea in vari punti del globo. Al Cairo c’è il giovane che ritiene il mondo arabo ed islamico debba tornare ad una originaria purezza ed assumere di nuovo il potere che aveva fino al secolo precedente.

Hasan al-Banna, figlio di un orologiaio egiziano, ha un desiderio: far girare le lancette dell’Islam. […] Fuori dal laboratorio si estendeva l’Egitto coi suoi campi di grano, gli uomini chini sotto gli sguardi sprezzanti degli Inglesi. Un paese soggiogato. E i versi del Corano si levavano fitti come le spighe dei campi.

Finita la guerra è il momento di rinnovare il mondo islamico, secondo il fondatore dei Fratelli Musulmani, il primo movimento politico che fa dell’Islam una bandiera politica e che sarà poi il primo movimento terroristico islamico. Al contempo in Russia il giovane Michail Timofeevič lavora sodo e inventa l’oggetto più venduto del ventesimo secolo: il Kalašnikov. Nel mentre ci sono una dozzina di poveri disgraziati che lavorano per le Nazioni Unite che vengono mandati a fare il lavoro più infame che ci si possa immaginare in quel momento: capire come dare vita ad Israele ed allo stato palestinese tracciando nei confini. Intanto Simone de Beauvoir va in America e scrive Il secondo sesso, il sempre più debole George Orwell 1984, mentre da Londra spediscono zio Dickie cioè Louis Mountbatten, I Conte Mountbatten di Birmania, a gestire la fine dell’Impero d’India e la nascita di India e Pakistan.

Messe assieme, tutte queste grandi vicende illustrano la nascita del nostro mondo contemporaneo con le sue problematiche. Ma in 1947 di Elisabeth Asbrink c’è anche una storia minore, più piccola, che è un po’ la storia di tutta l’Europa: è la storia di György Fenyő, il padre dell’autrice, un piccolo ungherese ebreo orfano che si trova in un’Europa devastata e deve cercare di sopravvivere.
In questa maniera in 1947 di Elisabeth Asbrink abbinando ai grandi avvenimenti che hanno dato l’avvio alla contemporaneità per come la conosciamo la storia di suo padre e di suo nonno, e quindi della persecuzione nei confronti degli ebrei, narra in una maniera più intima quell’anno, facendoci riflettere su come la Storia sia fatta anche dalle storie delle singole persone.
Come canta De Gregori:

La Storia siamo noi
Nessuno si senta offeso
Siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo
La Storia siamo noi
Attenzione
Nessuno si senta escluso

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