Ho scelto di leggere Siracusa di Delia Ephron, pubblicato da Fazi, principalmente incuriosito dalla bella copertina: una donna sensuale dal grande cappello, immagine estremamente estiva.
Inoltre, sapendo che Delia Ephron era la sorella di Nora, e sua sceneggiatrice in una serie di grandi commedie quali C’è posta per te, Michael, Avviso di Chiamata e Vita da strega, mi aspettavo un romanzo allegro, divertente, leggero ed assolutamente estivo.
E invece no.
Siracusa di Delia Ephron è un gran bel romanzo, ma con toni abbastanza lontani dalla commedia brillante. È la storia di due coppie e della figlia di una: la prima coppia è formata da uno scrittore quarantenne in crisi, che anni prima ha scritto un romanzo di successo ma ora l’ispirazione latita; la moglie è una donna più giovane e giornalista precaria, che ha scritto qualcosa ma ha smesso, impegnata nell’assecondare il venerato marito. L’altra coppia è composta da un ristoratore molto sopra le righe, molto piacione, sposato ad una insopportabile donna di casa repressa, ossessiva e maniaca del controllo. La loro figlia, una bambina sui dieci anni, è estremamente inquietante: parla poco, quando lo fa bisbiglia, sembra vivere in simbiosi con la madre (oppure la madre sembra controllarla in ogni aspetto relazionale), tanto che ad un certo punto la moglie dello scrittore ammette di pensare che sia un po’ tarda.
Siracusa di Delia Ephron è raccontato dalle quattro voci dei quattro protagonisti: ogni capitolo è la somma del punto di vista, delle sensazioni e delle azioni che nella giornata hanno compiuto durante il loro viaggio in Italia, giorno dopo giorno. Sono quattro persone molto diverse, che finiscono a fare un viaggio in Italia, prima a Roma e poi a Siracusa, ma senza nemmeno sapere il perché: esce questa idea e in qualche maniera, nemmeno troppo convinti, la realizzano. In parte è opera di Taylor, la moglie perfettina che inizia organizzare in maniera ossessiva il viaggio perché sia prima di tutto un momento di grande ispirazione e formazione per la figlia.
Il racconto fatto da quattro voci così diverse ci permette anche di vedere lo stesso momento o la stessa cosa da diverse punti di vista: quando arrivano a Siracusa agli occhi di Taylor la città è sporca, decadente, colma di spazzatura in mezzo alla strada, un brutto luogo posto polveroso; per Finn, il ristoratore, è un posto splendido, pieno di luce, di colore, di sapori e di profumi; Lizzie, moglie dello scrittore, resta affascinata dal blu del cielo e del mare, dal Duomo, dal calore degli italiani.
Il motore dell’azione è, assieme al viaggio, ciò che le due coppie nascondono: sono tutti in profonda crisi e hanno tutti un sacco di segreti e di scheletri nell’armadio. E anzi, è il viaggio stesso, mettendoli a così stretto contatto, che sarà l’accelerante che darà fuoco all’equilibrio precario tra loro.
Il libro è diviso in due parti: i tre giorni a Roma e poi quelli a Siracusa. Ho trovato l’inizio abbastanza lento perché Delia Ephron si dedica a la costruzione delle psicologie e delle dinamiche non particolarmente sane Snow e sua madre. Penso che il paragone più calzante per questo libro sia quello con un piano inclinato: ponendo una pallina in cima questa scenderà e per una legge della fisica mano a mano prenderà velocità.
Così è Siracusa di Delia Ephron: inizia piano, poi prende velocità perché succede qualcosa di dirompente. In questo microcosmo di cinque persone accade qualcosa, l’equilibrio si altera, e da quel punto inizia a salire il desiderio di leggere, di vedere cosa sta succedendo e cosa succederà, come guardando una macchina a tutta velocità che punta contro un muro. Perché ovviamente se in un libro l’autrice ci presenta cinque persone che hanno dei segreti e dei misteri, vale l’assunto della pistola di Čechov: se c’è un fucile in scena nel primo atto, entro la fine del terzo quel fucile dovrà sparare.