Quando Doug Johnstone presentò L’ultima volta in libreria

Avere Doug Johnstone in libreria, e in in anteprima nazionale, a presentare L’ultima volta, pubblicato da Casasirio, è stato un momento di “prime volte”.

Era la prima volta che avevamo un ospite internazionale, anche se Martino Ferrario, il direttore editoriale di Casasirio, pensava non fosse così: la deliziosa Becky Sharp, che è venuta due anni di fila a parlarci della sua brillantissima Penelope Poirot, pubblicata da Marcos y Marcos, non è esattamente britannica come si potrebbe pensare.

Quella di Doug Johnstone era poi anche la prima presentazione che facevamo fisicamente dentro la libreria.

Chiunque sia passato dalla nostra libreria avrà sentito più e più volte quella che è diventata una sorta di frase ricorrente nelle conversazioni tra i librai e i clienti, tra librai e librai, tra i clienti e clienti. Se ne Lo squalo di Steven Spielberg i protagonisti ripetevano “Ci serve una barca più grossa” qui un po’ tutti dicono: ci serve una libreria più grande. Non essendo ancora riusciti a spostare le pareti ed i pilastri che reggono il palazzo, abbiamo provveduto a mettere le ruote ad alcuni scaffali interni.

Questo il lunedì, cinque giorni prima dell’arrivo di Doug Johnstone con Martino e le copie di L’ultima volta in libreria. Naturalmente in così poco tempo non avevamo ancora visto quale sarebbe stato il risultato finale, e logistico, di questa novità.

Un sacco di prime volte quindi, e tutte assieme!

Per la cronaca: mentre spostavamo i primi scaffali ci siamo resi conto che ci serviranno altre 8 ruote per spostarne un terzo, altrimenti qualcuno resta di rimanerci incastrato…

In ogni caso l’esperimento è pienamente riuscito e quindi, d’ora in poi, pensiamo che molte altre presentazioni si terranno direttamente in libreria.
Quando diciamo che si trattava di una anteprima nazionale non stiamo esagerando: il libraio ha letto L’ultima volta di Doug Johnstone in formato PDF perché i libri non erano ancora stati stampati. Solo sabato, quando Martino ha portato le copie fisiche, ha potuto toccarli con mano, annusarli, scoprire il nuovo tipo di carta impiegato; una carta un po’ più porosa che al tatto dà una sensazione di piacevole e morbida ruvidezza.
Per Doug e L’ultima volta c’era gente, tantissima gente, così tanta gente che siamo finiti a chiedere sedute a destra e a manca: una panca ai nostri amici del Cavallotti Caffè, sedie a Lo squalo bianco – alimenti dal mondo, ma alla fine qualcuno è rimasto in piedi. Ci spiace, per la prossima volta ci attrezzeremo meglio.

È stata una fortuna che Martino fosse lì a tradurre: la scarsa padronanza dell’inglese del Libraio non avrebbe potuto salvare la situazione.

E tutta la parte logistica sarebbe stata ben più ardua senza Benedetta, sorella della Libraia, e senza Roberta di In punta di penna, autrice pure delle foto della presentazione.
Sentire raccontare di come nasce un libro dall’autore è sempre una delle esperienze più belle di questo lavoro, e una tra le prime domande che facciamo sempre. Doug ci ha detto di considerare L’ultima volta un domestic crime, nato da una sua riflessione strettamente personale. Lui fa lo scrittore per vivere e lavora all’ultimo piano della palazzina dove vive: stando a casa, è lui che si prende cura e tiene d’occhio i figli, mentre sua moglie lavora in un ufficio, esce la mattina e torna nel pomeriggio.

Secondo le statistiche, in Scozia il 50% delle donne che sparisce poi ritorna a casa. Doug per L’ultima volta è partito proprio da questo dato: cosa succede nei casi in cui la donna non torna?

Se mia moglie sparisse e non tornasse, che ne sarebbe di me, cosa farei, come mi comporterei con i miei figli? Da questa paura è nato L’ultima volta, vedendo la luce proprio dalla dimensione privata e direi domestica della vita di Doug Johnstone. Dimensione che ritorna, come ci ha raccontato, in tanti altri piccoli punti del libro. E così una corsa di notte al pronto soccorso, un dentino perso nella vasca da bagno, i cartoni di Guerre Stellari, elementi che impreziosiscono e rendono ancora più vidi dalla narrazione, sono semplicemente delle storie di famiglia.

Poichè basarsi su ciò che si conosce è qualcosa di molto importante per Doug, questo va a riflettersi anche sull’ambientazione: Edimburgo, la città dove vive. Ci ha così raccontato del timore che aveva nello sceglierla come ambientazione per i suoi romanzi: si sarebbe trovato a “competere” con Robert Louis Stevenson, Ian Rankin, Muriel Sparks, Irvin Welsh e Kate Atkinson.
Eppure Edimburgo era perfetta: è una città piccola, dove i quartieri poveri sono vicini a quelli ricchi, le zone turistiche a due passi da quelle poco frequentate, un palco credibile e a misura per muovere i personaggi di una storia. E poiché per Doug una storia per essere efficace deve contenere in sé piccole parti del mondo dello scrittore, la scelta di Edimburgo è stata alla fine necessaria.

Abbiamo parlato con lui della definizione di tartan noir, creata da James Ellroy per Ian Rankin.

Questa, col tempo, sembra essere diventato un cappello che va a coprire tanti scrittori scozzesi, anche se molto spesso non ci sono poi così tante cose in comune nelle loro opere. O meglio, ha scherzato Doug, probabilmente il minimo comun denominatore è l’umorismo nero e dipingere una Edimburgo dove piove sempre.

Nei suoi romanzi però ha scelto di un punto di vista diverso. Non è tanto interessato a come agisce il detective, il poliziotto, quanto l’uomo comune: un semplice giornalista, come in Colpisci e scappa, oppure un fotografo e padre di famiglia come ne L’ultima volta.
Un romanzo che non è solo un noir duro e teso, ma che si apre al sentimento, senza scendere nel sentimentalismo, e che unisce ai canoni classici del genere (sparatorie, inseguimenti, violenza) anche toni delicati e ricchi che portano il lettore a partecipare emotivamenti ai drammi e ai dolori dei protagonisti. Una caratteristica, questa, presente anche in altri noir pubblicati da CasaSirio, come Lamentation di Joe Clifford.
Alla fine della presentazione de L’ultima volta, e prima di portare Doug a scoprire la cucina toscana siamo giunti a poche e precise conclusioni.
Il libro è risultato così interessante ed appassionante che è stato scelto anche per la lettura del mese del nostro Gruppo di Lettura.
CasaSirio, che porta in Italia questi romanzi e questi autori, si conferma realmente la casa editrice delle storie che non puoi smettere di raccontare.
Sappiamo fare, organizzare e gestire presentazioni in libreria quindi questa sarà solo la prima di molte!

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