7 di Tristan Garcia, pubblicato dalla NN Editore, mi è stato nominato per la prima volta a maggio al Salone del Libro di Torino da Giulia Tettamanti, una delle organizzatrici del corso Di lavoro, leggo, cui avevamo partecipato a ottobre 2017 e che era stato organizzato proprio da NN Editore.
Giulia era stata chiara: 7 di Tristan Garcia è un libro in cui crediamo molto, un libro complicato che con le sue molti chiavi di lettura permette più livelli di riflessione.
Giulia aveva ragione: è un libro complesso, articolato, ma è un libro che mi ha fatto riscoprire il piacere di leggere la letteratura fantastica. È diviso in sette parti e le prime sei, che più o meno coprono la metà del libro, sono sei racconti a carattere fantastico più o meno indipendenti gli uni dagli altri, anche se ci sono dei piccoli vaghi e riferimenti sparsi: nel secondo racconto viene citata la hit di una boyband coreana che la protagonista del terzo racconto ascolterà mentre fa footing.
I primi sei racconti sono tutti in qualche modo legatial tema della “ricerca”.
Nel primo tre ragazzi inventano una droga che ti permette di tornare indietro nel tempo: assumendola secondo una certa quantità tornerai ad essere il te stesso di quando avevi 25 o 30 anni; nel secondo un musicista che ha fatto solo una hit di successo trova dei cilindri di legno coperti di ceralacca dell’epoca napoleonica, e tramite un grammofono scopre che sono incisi con la musica degli Who, dei Beatles e di molti altri; in un altro, una curiosa ucronia vede una donna francese di mezza età, comunista convinta, che si è rassegnata al crollo degli ideali della sinistra, si trova a vivere alternativamente in questa realtà ed in una dove la Francia è diventata uno stato sovietico dove sono limitate le libertà; l’ultimo, quello del controllore dei princìpi, è un racconto splendido legato al tema della bolla di Facebook.
Da circa metà inizia la seconda parte, il settimo racconto.
Non perdo sangue dal naso. Eppure ho appena compiuto sette anni. «Porca puttana» borbotto «non è normale». Steso sul letto in legno chiaro della mia cameretta, aspetto già da due giorni l’evento, che non si presenta. Calma, mi dico. E affondo il pollice e l’indice in una narice, per strappare via qualche pelo. Alla mia età, ne ho pochissimi. Comunque starnutisco. Speranzoso, contemplo sulla coperta la lucentezza porporina del muco cercando di trovarci del sangue; ma sanguino a malapena, il naso è già asciutto ed eccomi a secco. Presto calerà la sera sulla campagna deserta e dorata che, dal lucernario in soffitta, vedo tonda come l’occhio di un gufo. Fra pochi minuti mia madre mi chiamerà per la cena.
[…]
Sdraiato, le mani incrociate dietro la nuca, osservando la notte nera che ricopriva le montagne colorate di quel buco di posto, cerco di farmi coraggio: forse sei solo in ritardo… soprattutto, penso a lei: quando e come la rivedrò, adesso? Ma passano i giorni, i mesi, gli anni. A scuola sono un cattivo studente. Aspetto il sangue, e il sangue non arriva. All’età di dieci anni, comincio a considerare altamente probabile di essere diventato mortale.
Questo settimo racconto, diviso in sette parti, è la storia narrata in prima persona di un uomo immortale.
Il tema dell’immortalità è uno dei più antichi in tutta la letteratura; ricordo un bellissimo racconto di Borges su un soldato romano che beveva per caso dalla fonte dell’eterna giovinezza. Con 7 di Tristan Garcia ci troviamo davanti a un modo nuovo di trattare l’immortalità, non quello usuale dell’essere umano che non muore mai; senza rivelare nulla, posso solo dire che è presente una descrizione scientifica nel momento in cui il protagonista arriva a capire la sua condizione. Leggendo questo ultimo racconto si arriva a capire il senso dei sei precedenti.
Cercare di essere più dettagliati nella recensione di 7 di Tristan Garcia è difficile, si rischierebbe di impantanarsi perchè il libro è estremamente complesso, fitto di rimandi più o meno velati, di richiami e rielaborazioni a generi letterari. Probabilmente ha ragione Antonio Gurrado a definirlo un romanzo filosofico.
Tre motivi per leggere 7 di Tristan Garcia pubblicato da NN Editore?
Il primo perché finalmente ci troviamo davanti ad un grande racconto fantastico: non dico fantascientifico, non dico fantasy, non dico sci-fi. No, è un puro racconto fantastico, che si inserisce in quel felicissimo filone che ha visto, ad esempio, comprendere Buzzati, Bioy Casares e più recentemente Quiriny.
Il secondo è che si resta ammirati davanti alla sagacia narrativa con cui Garcia racconta, pur in una ambientazione fantastica, temi e problemi della nostra società. Emisferi, il sesto racconto, è la realizzazione della bolla di facebook, cioè di quella dinamica per cui su facebook vi può capitare di vedere solo la gente che la pensa come voi; Sanguine, il terzo racconto, riflette sul tema della bellezza e della società che ci vuole sempre più belli.
Il terzo motivo, quello che a me ha fatto appassionare di più nella lettura, è che ci troviamo davanti a una perfetta scatola cinese, un gioco di incastri che dal primo racconto passa al secondo, passa al terzo e così via. 7 di Tristan Garcia è un libro con una costruzione intellettuale forte ma non pesante, che dà una crescente soddisfazione a leggere e solo quando inizi a leggere il settimo racconto capisci tutto il meccanismo che c’è dietro.
Perchè anche se è un romanzo filosofico, in questo libro c’è con una fortissima tensione, come fosse un thriller, a scoprire l’arcano che lega le storie, e come si concluderà, sempreché si concluderà, la vita dell’uomo immortale.