Dai tuoi occhi solamente di Francesca Diotallevi, pubblicato da Neri Pozza, è un romanzo che partendo dalla figura enigmatica di Vivian Maier va a illuminarci sulla tensione creativa dell’artista, sulla persistenza delle ferite dell’infanzia nella vita adulta, e sui muri che ognuno di noi tende a costruire intorno a sè.
Vivian Maier (1926-2009) è una fotografa statunitense, pioniera della street art, diventata famosa in maniera incredibile dopo la morte. Per tutta la vita svolse il lavoro di bambinaia, e solo nel 2007 per puro caso un uomo trovò la prima parte di circa 150.000 tra foto, negativi, stampe e rullini che per oltre quarant’anni aveva instancabilmente scattato, immortalando oltre tre decenni della quotidianità statunitense.
Di Vivian Maier si sa molto poco proprio perché per tutta la vita è stata solo una bambinaia molto gentile coi bambini tant’è che alcuni di loro, una volta cresciuti, le hanno pagato le spese mediche e la casa di riposo.
Una figura dimessa e schiva, riservata e chiusa in sè stesso, una sorta di foglio bianco con un occhio attento e preciso nel cogliere le piccole cose della realtà.
Con Dai tuoi occhi solamente Francesca Diotallevi parte dai pochi punti fermi della biografia della Maier per costruire un romanzo, impresa non semplice, di fronte a una esistenza così apparentemente ai margini.
Il focus della narrazione è posto intorno al 1955, seppur alternato con gli anni dell’infanzia ed il breve periodo in cui tornò in Francia con la madre, quando Vivian è a New York: periodo in cui le informazioni biografiche sono ancora più scarse. Proprio in questo cono d’ombra Francesca può inserirla, a servizio di una apparentemente serena e solida famiglia della buona borghesia: due bambini, una madre casalinga ed un padre scrittore.
Frank diventa il perfetto doppio di Vivian: quanto la prima ha una vita reale insoddisfacente e una completa padronanza dell’arte fotografica, tanto il secondo è realizzato nella vita sociale ma profondamente frustrato nella stesura del suo romanzo.
Proprio per questo si avvicinano, ognuno vedendo nell’altro un simile, ma anche un opposto, e ognuno cerca in qualche modo di dare una mano all’altro. Vivian proverà a spingere Frank a osare, a smettere di lisciare il proprio pubblico dandogli solo quello che vuole, per scrivere qualcosa che sente realmente.
Frank cercherà di far smettere a Vivian di essere come Bartleby lo scrivano, di rispondere (figurativamente) preferirei di no al mondo esterno, accettando di essere conosciuta e giudicata, condividendo la propria arte.
Protagonisti quanto loro sono New York e Saint-Julien-en-Champsaur, la città e la campagna, i luoghi che riflettono le tensioni, i drammi, i fallimenti e lo sviluppo di Vivian come persona e come fotografa. Francesca si è recata essa stessa in quei luoghi, in una sorta di pellegrinaggio laico e sentimentale sulle orme di una donna che ha calcato la terra cercando di lasciare meno tracce possibili.
Ma sopra i luoghi, le invenzioni dell’autrice, la dialettica dei personaggi, la ricostruzione dei dolori e degli affanni, quella che si staglia è la potenza della fotografia di Vivian Maier.
In Dai tuoi occhi solamente di Francesca Diotallevi ci imbattiamo in molte foto di Vivian, raccontate nella realizzazione, anche tecnica, e nelle peculiarità. E per un momento sembra di riuscire a guardare il mondo con gli occhi dell’artista, che guarda l’universo e sa quando fermare il tempo scattando.
La riflessione sul potere della fotografia che scaturisce da queste parti è appassionante, coinvolgente quando dolorosa: siamo davanti ad un processo creativo che genera un tesoro, il cui stesso artefice però tiene nascosto al mondo.
Per sostenere il romanzo Francesca Diotallevi utilizza una prosa serrata, lucida, asciutta e dura come la protagonista, donna secca ed altera che si staglia come una lama nelle foto che ne riflettevano l’immagine.
Non potrebbe essere altrimenti, in fondo. Vivian Maier non appare come una donna particolarmente simpatica, nè espansiva: è respingente e distaccata, certe volte aspra come un limone, e serve talento perchè il lettore entri in empatia con una persona simile.
Talento che Francesca Diotallevi ha e che dimostra: quando Vivian rinuncia per paura -una paura speculare e opposta a quella di Frank- ad afferrare forse l’unica ancora di salvezza che avrebbe potuto salvarla da un baratro di oscurità e solitudine (e che ne avrebbe mutato il talento? Chi può dirlo? La vita, come l’arte, è un giardino dei sentieri che si biforcano), il lettore ne soffre.
Tre motivi per leggere Dai tuoi occhi solamente di Francesca Diotallevi pubblicato da Neri Pozza?
Il primo è sicuramente la ricostruzione, seppure romanzate, di una figura così misteriosa ed affascinante. Nel XX secolo, il secolo dei mezzi di comunicazione di massa, è esistita una artista così schiva e misteriosa che può essere ricostruita solo in maniera frammentaria, quasi quanto un pittore medievale o uno scultore antico. Francesca Diotallevi ha comunque basato la ricostruzione di Vivian e della sua personalità dagli unici segni tangibili che ci ha lasciato, cioè le fotografie scattate e sviluppate.
Il secondo è la possibilità proprio di entrare nel mondo della fotografia, quando questa era ancora un’arte o comunque una attività da compiere ponderando e riflettendo, e non schiacciando a caso e a ripetizione come oggi. Tramite le parole, ed ancora di più le riflessione che Francesca Diotallevi attribuisce a Vivian Maier, anche i profani posso avvicinarsi ad un mondo fatto di rigore, dove la riflessione si sposa con il colpo d’occhio, ed assieme riescono a rendere eterno e visibile un minuscolo frammento dell’altrui esistenza.
Il terzo è l’appassionante e coinvolgente riflessione sull’arte, sull’ispirazione e sulle motivazioni che rendono alcuni, pochi, veri artisti.
Negli scontri dialettici tra Vivian e Frank, tra l’artista che vive completamente e sulla sua pelle il motto art gratia artis ed il mestierante di talento che vive compiacendo il pubblico, assistiamo a un dibattito secolare. Nell’arte, ma anche nella vita, nell’amore, nei fatti di tutti i giorni, ci sarà sempre chi vorrà osare, chi terrà la barra dritta e seguirà ciò che gli dice la propria musa, la propria coscienza, il proprio cuore; e chi sceglierà la via più comoda, più semplice, più battuta, anche conscio e forse schiavo della propria pavidità.