Per parlare di Come si diventa leghisti di David Allegranti, pubblicato da Utet, bisogna per prima cosa spiegare il titolo.
Si tratta di un richiamo al saggio di William Sheridan Allen Come si diventa nazisti. Allen nel dopoguerra andò in un piccolo paesino della Germania e iniziò a interrogare chi era rimasto in vita, a guardare i documenti e i verbali delle assemblee locali, a intervistare ex gerarchi e persone comune. Voleva capire come fosse possibile che il sostrato ideologico di un paese fosse cambiato così velocemente.
Questo è quello che ha fatto David Allegranti l’estate scorsa, dopo le elezioni politiche del 2018. Scegli di concentrarsi su Pisa, dove la Lega nel 2013 ha preso 125 voti (0,35 %) e nel 2018 ben 9.784 (24, 71 %), e scrive un reportage per Il Foglio che, sviluppato ed ampliato, diventa questo libro.
Il tema è caldo, come sempre quando si parla di politica.
Proprio per questo è notevole come Allegranti non dimostri pregiudizi né faccia trasparire la propria visione; leggendo il libro non si capisce neanche con cosa voti, sensazione perfetta quando si vuole fare informazione in maniera corretta.
Per scrivere Come si diventa leghisti David Allegranti si aggira per Pisa e inizia a chiedere: come Diogene andava gridando “Cerco l’uomo” con una lanterna in mano per le strade di Atene, così lui cerca il leghista nelle strade di Pisa.
Va nella zona universitaria; va al quartiere C.E.P., quartiere fatto di case popolari nella prima periferia cittadina; va in centro; va tra gli albergatori che lavorano vicino alla stazione: a tutti chiede perchè Pisa è passata alla Lega, cosa è successo.
Incontra così il pensionato che ricorda di avere detto più volte al sindaco sconfitto prendere il tram 5 e farsi un giro delle periferie per vedere com’è realmente la situazione. Ma incontra anche lo studente universitario che racconta cos’è la movida in centro, e i problemi che crea ai residenti.
Ma Allegranti non cerca solo quelli che nei servizi giornalistici sarebbero definiti la gente comune. Parla coi politici, ovviamente.
Sfilano davanti a noi quelli rampanti, appena eletti; l’ex del PD diventato assessore con la Lega perché questa secondo lui ha un approccio più concreto sui problemi odierni; il dirigente PD sconfitto che dice “Siamo diventati il partito della ztl” perché loro hanno vinto solo nei quartieri borghesi del centro, quelli con la zona a traffico limitato.
Paarla con le suore e coi volontari che si occupano di integrazione; parla con il sindacalista della CGIL che è attivista della Lega per difendere gli interessi dei lavoratori:
Un tempo faceva notizie l’operaio che vota Lega, la famosa costola della sinistra. Ecco, a Pisa ci sono gli iscritti alla CGIL che non solo votano per Salvini, ma diventano suoi dirigenti e ci si candidano pure. Davide Cinini è uno di loro. […]
«Ho sentito parole vicino alla gente, di cui gli italiani avevano bisogno. Non soltanto “Prima gli italiani”. Ho sentito parlare di lavoro e disoccupazione, prima non si faceva più. Renzi si è occupato di lavoro solo per abolire l’articolo 18 con il Jobs Act. Sono state fatte battaglie per smantellare e le ha fatte chi doveva rappresentare parte del popolo, e per un po’ ci è riuscito, visto che era arrivato al 40%», dice con il tono che si alza appena. La delusione ancora brucia.
Questi incontri generano nel giornalista un misto (anche) di incredulità e sconcerto.
Con tutti loro Allegranti si approccia, per citare Tacito, sine ira et studio, ed anche questo rende Come si diventa leghisti un reportage come se ne sono visti pochi nell’ultimo periodo.
Non ci troviamo davanti a un giornalista che suona la grancassa perché finalmente Pisa si è rinnovata e si è liberata dal giogo dei partiti precedenti, né pianto e stridore di denti per la fine civiltà e per i barbari che hanno preso il potere, per citare il saggio di una dozzina di anni fa di Alessandro Baricco.
Tra le voci ascoltate c’è anche quella del pisano Gipi, fumettista e illustratore, che risponde con candore e semplicità alle domande e alle obiezioni che gli vengono poste.
Ma quindi i pisani sono diventati leghisti? «Non c’ho una risposta, però penso questo. Quando ero ragazzo e stavo lì, erano tutti di sinistra. Non credo però che ci fosse una grande convinzione nel esserlo a parte qualcuno. Era come se ci fosse un vento, le persone venivano mosse da quel vento. Io di sinistra di default. […]
Quando ero ragazzo, tutti i miei amici erano di sinistra. Tutta la mia famiglia lo era… Va be’ la mia famiglia lo è ancora, penso. Ma essere di sinistra era la posizione di default e a meno che tu non andassi a cliccare su “cambia posizione politica” c’avevi quella. Nascevi con quella e stavi con quella. Oggi io penso che ci sia un vento opposto. Da dove viene quel vento lì? Sicuramente della crisi economica, non c’è neanche bisogno di dirlo, ma secondo me viene tantissimo anche dei media» dice Gipi mentre risucchia una vongola, vorace.
In questi giri per Pisa Allegranti ricorda un po’ gli entomologi che nell’Ottocento giravano per i campi, cercavano il singolo insetto, la singola farfalla, e poi dalle osservazioni sul campo arrivavano a elaborare una teoria generale della specie. Naturalmente la politica, come tutte le scienze umane, non è una scienza esatta: i dati non sono perfetti e matematici, ma riescono a rendere un “comune sentire” utile al lettore. Ogni tanto si intuisce una velata antipatia per qualcuno con cui si raffronta ma questo non va a inficiare il tono sempre molto rispettoso delle opinioni altrui.
Come si diventa leghisti, pubblicato da Utet, è un gran bel reportage giornalistico proprio per la modestia di chi lo ha scritto: vuole offrirci dati su cui ragionare.
Anche per questo in un capitolo dimostra, dati alla mano, come il mito della “Toscana rossa” sia in parte realmente un mito, diverso quindi dalla realtà. Riporta in un capitolo analisi nelle tendenze di voto che partendo dalle elezioni politiche del 1976 mostrano come alcuni bacini elettorali siano sempre rimasti in un area più a destra rispetto alla sinistra governativa (il PCI allora, adesso il PD).
Da questi dati David Allegranti allarga il suo sguardo alla regione e al futuro: nel 2019 adesso ci saranno le elezioni comunali a Livorno, Firenze e Prato e nel 2020 le Regionali, e Pisa è un laboratorio dove provare a studiare fenomeni che si potrebbero replicare. Pisa sola, non gli altri due capoluoghi che nel 2018 sono passati alla Lega dopo anni di sindaci di sinistra: Siena e Massa.
La prima è, da sempre verrebbe da dire, un piccolo mondo a sè con problemi propri, non ultimo il Monte dei Paschi; la seconda è troppo piccola per essere presa come soggetto di studi a valenza regionale.
Allargando lo sguardo a tutta la regione che scopriamo come anche la Lega non sia un partito monolitico, ma diviso in correnti.
O forse in campanili, verrebbe da dire, considerate le differenze di visioni tra leghisti fiorentini e leghisti pisani sull’annoso problema degli aeroporti regionali.
Come si diventa leghisti di David Allegranti, pubblicato da Utet, è scritto bene, in maniera corretta e onesta, sia nei confronti delle persone che vengono intervistate, sia nei confronti dei lettori.
Allegranti non prova sottobanco a “venderci” una tesi.
Da buon giornalista sembra dirci: queste sono le cose che ho sentito e quelle che espongo nell’ultimo capitolo sono le mie opinioni. Io cerco di darvi dei dati affinché voi stessi possiate farvi un’opinione del fenomeno.
Questo fenomeno potrebbe avere una valenza regionale in futuro? Manterrà una valenza a livello nazionale?
David Allegranti in Come si diventa leghisti, pubblicato da Utet, non azzarda previsioni sul lungo periodo, perchè la politica non è una scienza esatta.
Lascia a noi l’onore e l’onere di farci una nostra opinione, e una eventuale riflessione sul futuro, tramite le voci che ha pazientemente raccolto.