La versione della cameriera di Daniel Woodrell, pubblicato da NNEditore, mi è stato fatto conoscere da una collega: Gaia della Libreria Liberi Tutti di La Spezia parlando del catalogo della casa editrice.
NNEditore negli anni ci ha portato a scoprire parti della letteratura statunitense contemporanea e aree degli Stati Uniti che eravamo poco abituati a conoscere.
Sono zone ignorate dai film e dai telefilm, zone marginali e periferiche che hanno però molto da dire: basta pensare alla Trilogia di Holt, il mondo raccontato da Kent Haruf.
La versione della cameriera di Daniel Woodrell è ambientato a West Table, nell’altopiano dei Monti Ozark: sono dovuto andarlo a cercare perché non avevo idea di dove fosse; è un altipiano dalle parti dell’Arkansas.
Nonostante quindi sia ambientata in una zona montuosa degli Stati Uniti mi ha fatto pensare, per alcune cose, a Cronaca di una morte annunciata di Gabriel García Márquez, il cui incipit è:
Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d’uccelli. «Sognava sempre alberi, – mi disse Plácida Linero, sua madre, 27 anni dopo, nel rievocare i particolari di quel lunedì ingrato. –
Alla stessa maniera La versione della cameriera di Daniel Woodrell inizia con il racconto di un dodicenne che ricorda la sua estate dalla nonna: stavo dalla nonna, avevo 12 anni, mi annoiavo e mia nonna continuava a ripetermi che lei sapeva cos’era successo quando era esplosa la sala da ballo.
La strage terribile, conseguenza dell’esplosione nella sala da ballo, è un filo che unisce tutta la narrazione.
L’esplosione avvenne a poca distanza, e certamente chi era nella casa dovette udire tutto, in quella sera luminosa, le coppie che arrivavano a braccetto o in gruppi di quattro, le risa di eccitazioni, le parole affettuose, i baci rubati in cammino verso il ballo, suoni ben distinti in quella notte profumata di fiori tra due guerre, qui nella città che al tempo apparteneva ai cuori placidi e agli animi svagati. […] Da una porzione di cielo vicina sgorgava un bagliore arancio che si levava in una colonna di calore mugghiante, mentre le fiamme salivano ravvivate dalla brezza e la torre arancione s’inclinava, si squassava, e le urla dei ballerini cominciavano a raggiungere orecchie distanti come anonimi ululati, e a torturare quelle vicine con la loro nitidezza.
La soluzione di questo mistero arriva solo nel finale del libro, ma non dobbiamo pensare che questo sia un giallo.
Woodrell è conosciuto per avere dato vita a quello che viene chiamato il country noir. È sì un noir (e quindi c’è un un elemento di mistero e di violenza), ma è anche e soprattutto un racconto corale.
Noi leggiamo non solo i ricordi del dodicenne che parla della sua estate con questa vecchia nonna, coi capelli lunghi e mezza matta, che continua a ricordargli che lei sa cosa è successo. Parte de La versione della cameriera di Daniel Woodrell è narrata in terza persona, da un narratore onnisciente, nelle cui parole si srotolano gli anni di West Table prima e dopo questa esplosione.
Scorgiamo una parte della storia degli Stati Uniti: la ricchezza e poi la Crisi del ’29, la miseria durante la Grande Depressione, la Seconda Guerra Mondiale e gli Anni Cinquanta. Con lo scorrere del tempo gente nasce, gente muore, le generazioni si susseguono e l’ombra di quell’esplosione resta, tra il detto ed il non detto.
Quella strage, momento indelebile nella storia di West Table, diventa anche espediente per ripercorrere la vita di Alma, nonna del protagonista, di sua sorella Ruby e di tutta una serie di mariti, amanti, figli e consanguinei di coloro che furono colpiti da quell’evento luttuoso.
Questo racconto corale, che abbraccia 40 o 50 anni di storia degli Stati Uniti, ci tiene in sospeso, perchè nelle parole del protagonista torna con insistenza non solo il ricordo dell’esplosione ma anche la certezza che possiede la nonna: lei sa chi ne era responsabile. Lei sa cosa è successo, anche se nessuno le crede, anche se nessuno ha mai voluto indagare, anche se oramai è troppo tardi per arrivare alla verità.
Tre motivi per leggere La versione della cameriera di Daniel Woodrell, pubblicato da NNEditore?
Il primo è sicuramente la scrittura: una prosa che dipinge l’ambiente, ogni descrizione è una pennellata che tratteggia sia il luogo fisico che la dimensione sociale di West Table. È una scrittura ricca, poetica, quasi fotografica, che affascina il lettore e lo lega alla vicenda.
Il secondo motivo è la storia: c’è un mistero che va a influenzare le vite dei singoli cittadini, che supera i decenni, che ci tiene sulla corda. Cosa è realmente successo, cosa è andato a spezzare così tante vite?
Il terzo motivo è per scoprire un mondo che non conosciamo. Se nella letteratura e nel cinema Boston, la California, e tanti altri luoghi sono stai ritratti, così non accadde con i monti Ozark, altipiano rigoglioso e di profonda bellezza. Quando si dice “ampliare i propri orizzonti” con la letteratura, forse si intende anche questo, no?