Le librerie, lo sconto e la legge sul libro

Librerie_sconto_legge_levi

Forse nel 2019 ci sarà per le librerie una nuova legge sul libro, e sullo sconto applicabile sui libri.
Perchè questo per noi è così importante?
Per iniziare a capire un po’ meglio perchè alcune librerie possono fare uno sconto sui libri, ed altre no, bisogna prima capire come funziona la filiera editoriale in Italia, e soprattutto come le librerie possono rifornirsi di libri, a quali prezzi e quanto questo risulta conveniente.

Per fare questo prendiamo a prestito le parole di una nostra bravissima collega, Ludovica Giuliani della libreria Le notti bianche di Vigevano.

Libreria indipendente, precisiamo. Questo aggettivo ha un notevole peso, soprattutto dal punto di vista economico.
Un paio di settimane fa ha fatto una serie di stories su instagram per raccontare i meccanismo economici dietro alle librerie, come e quanto per noi è possibile fare uno sconto sul libro, e come funziona la attuale legge sul libro, la Legge Levi.
Precisa, chiara, diritta al punto: così illuminante che merita di essere divulgata.
Qui di seguito ecco la trascrizione!


C’è una differenza fra librerie di catena e libreria indipendente.

Le prime fanno parte di un gruppo editoriale: caso unico al mondo, in Italia il gruppo editoriale è tendenzialmente proprietario di tutta la filiera (editore, distributore, e libreria). Questo è il caso delle librerie Mondadori e Giunti; Feltrinelli fa anche il distributore insieme a Messaggerie (si sono uniti recentemente).

Le librerie di catena hanno chiaramente uno sconto decisamente più alto, delle condizioni economiche decisamente più vantaggiose di quelle del librerie indipendenti.

Hanno quindi un potere d’acquisto chiaramente più alto e inoltre anche il pagamento dei libri per loro è diverso.
Un libraio indipendente paga i libri, a seconda degli accordi di distribuzione che ha, a sessanta o novanta giorni (centoventi giorni solo in casi eccezionali di promozione) mentre le librerie di catena hanno pagamenti molto, molto, molto lunghi; sostanzialmente pagano solo il venduto perchè fanno in tempo a fare i resi e pagare quindi solo il venduto.

Questo permette un assortimento diverso e un investimento diverso.
Lo sconto, inteso come margine per la libreria, è ancora diversa per librerie franchising. Queste hanno sì un marchio editoriale ma sono di un privato che investe i propri soldi nell’attività, e non è un dipendente del marchio. Queste librerie hanno lo sconto come librai dipendenti ma di contro hanno la possibilità di avere tutto in deposito, pagare solo il venduto e una fatturazione unica.

Gli indipendenti non sono legato un marchio ma anche loro devono acquistare i libri e per farlo ci sono due modalità.

La prima è avere un conto con i distributori, alcuni o tutti. Distributori sono Giunti, ALI, Mondadori, Messaggerie, ed ognuno di loro distribuisci diversi editori.
Messaggerie distribuisce Feltrinelli, Neri Pozza, Salani, Sellerio, il Castoro, tutto il Gruppo GEMS (Longanesi, Guanda e tantissimi altri), Minimum Fax, NN, Fazi… Mondadori distribuisce anche Rizzoli, Einaudi e tutta un’altra serie di editori più o meno grandi. ALI distribuisce Iperborea, E/O, e tutta una serie di editori per ragazzi. Giunti distribuisce Giunti, La nave di Teseo, e altrui ancora.
Ogni distributore ha un tot di editori, e Messaggerie è il più grande in Italia.

Oltre ai distributori esistono anche dei grossisti.

In Italia i principali sono due: Fastbook (che ora si chiama MF-Ingrosso ed è di proprietà di Messaggerie) e CentroLibri, che è più piccolino. I grossisti hanno tutti gli editori.
Il libraio può avere i conti con tutti i distributori, con alcuni distributori e con un grossista, i conti solo con un grossista o con entrambi.
Chiaramente avendo il conto con il distributore ci sono dei vantaggi: tendenzialmente il margine si alza un pochino, si vedono le novità prima, si riceve la visita degli agenti. Il grossista però è più veloce per esempio nell’elaborare le rese. Fanno anche loro delle promozioni, mentre altre invece sono accessibili solo se si ha il conto con il distributore, o comunque sono accessibile in maniera.

Si tratta quindi di una dinamica abbastanza complessa e la valutazione dell’accedere o meno a un distributore o servirsi solo da un grossista dipende da tantissime motivazioni diverse.

Ad esempio avere un’unica fatturazione: un fornitore, un grossista, unica fatturazione ma margine leggermente più basso. Se si hanno più distributori aumenta la mole di lavoro che cresce inevitabilmente ma chiaramente ci sono dei pro anche lì, e ognuno li valuta.
Ma quanto ci guadagna il libraio?
Il libraio guadagna di media il 30% del prezzo di copertina, anche se in alcuni casi può avere uno sconto leggermente più alto, intorno al 32% (35% quando proprio esageriamo).
Da questo guadagno va detratto in primo luogo il costo di porto imballo e spedizione, anche nel caso dei resi (già, la spedizione del reso è a carico del libraio).

Diciamo quindi per fare un conto corretto il margine sul libro di un libraio è intorno al 28%.

Questo significa che su un libro di 10 € un libraio guadagna 2,80 €, e con quei 2,80 € bisogna pagare l’affitto, le spese, il telefono, la bolletta della luce, il gas, le tasse, lo stipendio, il gestionale, la revisione della cassa, tutto quello che comporta avere un’attività commerciale.

Questo di media perchè poi chiaramente magari c’è l’editore con cui acquisti di più che ti alza un pochino il margine di sconto e arrivi anche a un 30% pieno, o a un 32%. Difficilmente si va oltre questa cifra.
Nel caso dei conti depositi il discorso è diverso perché a quel punto si tratta di un rapporto diretto e quindi il margine diventa più alto, ma non si supera il 35% o 40%, dipende un po’ dall’editore.

È un margine basso, bassissimo, come per tutti gli attori della filiera: l’editore guadagna un 4%, ad esempio.

Queste sono tutte cose che si sanno, quando si apre una libreria, e si mettono in conto. La questione economica legata ad una libreria è molto complessa, chccè se ne dica.
Escono tanti libri e pagando a 60 o 90 giorni, nel caso se ne ordinano troppi e non se ne vende abbastanza, a fine mese le Ri.Ba ci strozzano. Serve un equilibrio.
I librai hanno il diritto di resa, ma la resa non può superare il 25% dell’acquisto annuo.

In tutto questo si inserisce la Legge Levi sullo sconto del prezzo del libro.

Nata circa otto anni fa, regolamentava una situazione arrivata a livelli folli in seguito alla possibilità di vendita dei libri anche nella grande distribuzione, cioè nei supermercati (e ben prima del boom di Amazon).
C’erano sconti del 30% o 35%, sia nelle COOP e nei supermercati che nelle librerie di catena.
Era una situazione chiaramente folle, lo sconto era più di quanto lo pago io.
In seguito a ciò è arrivata una legge che voleva ispirarsi al modello francese e tedesco.

Il sistema francese prevede uno sconto del 5% massimo sul prezzo del libro per il pubblico; in Germania invece non c’è proprio possibilità di fare sconto sui libri.

In Italia invece è attualmente in vigore la Legge Levi che permette uno sconto fino a un massimo del 15%, tranne per le campagne promozionali; gli editori possono fare una campagna per collana all’anno con massimo il 25%, tranne nel mese di agosto.

Libri nella Libreria Nuova Avventura

Questa legge sostanzialmente non viene totalmente rispettata da tutti e soprattutto ha fatto sì che le grandi catene e la grande distribuzione puntassero sullo sconto immediato fin dal primo giorno di uscita: il libro esce già scontato del 15%.
Questo anzitutto nega una concorrenza “leale”, perché io non lo posso proprio fare lo sconto del 15%, altrimenti mi mangio la metà del mio margine, che è un margine pulito tra il 28% ed il 30%.

Se facessi il 15% su tutte le novità allora chiuderei.

Sarebbe bello se la concorrenza e la competizione fossero su altri elementi che non siano la capacità di sconto ma la capacità di attrarre il cliente e vendere, la competenza, la simpatia, l’evento, il consiglio, la comodità… poi ognuno sceglie quello che preferisce.
In questo momento in Italia si sta provando a far passare una nuova legge che ci equipari alla Francia, e che fissi la soglia massima di sconto massimo applicabile al cliente al 5%. Ovviamente per tutti, sia nella grande distribuzuione, che on-line, che per gli indipendenti, così da porre tutti siano sullo stesso livello di partenza.

3 pensieri su “Le librerie, lo sconto e la legge sul libro

  1. Siamo una libreria universitaria e siamo favorevoli a che lo sconto ai clienti non superi il 5 per cento. In quanto sconto superiore non ci permetterebbe di andare avanti. Vorrei sapere qualcosa di più sulla prova di effettuare attualmente in atto. Saluti

  2. Non sono un libraio ma un lettore. Mi dico sempre che non faccio parte del popolo italiano ma del popolo dei lettori. Compro non meno di 40 libri all’anno e quello sconto del 15% mi dava la possibilità di comprare un libro in più. Ma non sono mai passato davanti ad una libreria senza entrare e comprare minimo un libro, ma a volte erano molti di più. E questo perchè cosciente che l’esistenza delle librerie contribuisce al mantenimento della civiltà di una società. Quando questa legge diventerà operativa mi riprometto di liberarmi del vizio di leggere, una abitudine che questo governo considera insana, e non comprerò più un libro, non entrerò più nelle librerie per non avere la tentazione di acquistare. tornerò ad essere italiano tanto il popolo dei lettori gradualmente si estinguerà. E non è vero quello che riferite sulle altre nazioni. Ho comprato libri attuali in diverse nazioni europee e negli USA nelle librerie e mi è stato praticato uno sconto pari, ed a volte superiore, a quello praticato in Italia. Come non è vero che i poveri editori italiani guadagnino poco o non ci sarebbe questa proliferazione di case editrici. La legge poteva essere impostata in maniera diversa detassando le librerie in ogni loro tributo. Ma poi come foraggiamo la corruzione, l’evasione fiscale, le spese inutili, le società che gestiscono le autostrade e orpelli vari ed inutili che gli italiani sono costretti a sopportare? Meglio colpire chi legge ed ha l’ambizione di istruirsi e meglio far fallire le librerie. Perché con questa legge le librerie non vedranno entrare più clienti ma chiuderanno prima perchè chi compra attualmente libri, io lo faccio privandomi di altri piaceri, si guarderà bene dal farlo anche per protestare contro il governo degli ignoranti ( e non solo questi ma anche quelli che ambiscono ad andarci al governo, perchè il loro scopo non ultimo è rendere gli italiani docili pecore semi analfabeti)

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