Per parlare di Olocaustico di Alberto Caviglia, edito da La Giuntina potremmo iniziare così: c’è Philip Roth su un monopattino elettrico, Yitzhak Rabin che insegna che chi si fa i fatti propri campa cent’anni e Godzilla che esce dal Mar Morto. 1630
Può sembrare l’inizio di una barzelletta, ma solo perché Olocaustico di Alberto Caviglia, edito da Giuntina è genialmente folle e irriverente!
Dalla terza di copertina apprendiamo che l’autore è un giovane regista è già fatto un film con cui sorprendentemente non è riuscito a farsi espellere dalla comunità ebraica di Roma cui appartiene e quindi ci prova con il suo primo romanzo.
Forse per questo leggendolo – e ridendo tantissimo, e vergognandomi di ridere – mi è venuta in mente la pratica ebraica del cherem, una sorta di maledizione e scomunica, con cui rabbini olandesi scomunicarono Spinoza (che infatti morì anche abbastanza giovane) e con cui più recentemente alcuni rabbini israeliani maledirono Sharon (che poi cadde in coma per anni e ne morì).
Questo perché Alberto Caviglia non ha remore nel costruire un romanzo satirico, sarcastico, caustico, follemente divertente e follemente visionario incentrato sulla negazione dell’Olocausto e della Shoah!
Il protagonista di Olocaustico di Alberto Caviglia é David Piperno, ebreo romano ventenne che si è trasferito a Tel Aviv perché vuole fare un grande film di fantascienza ebraica, con Godzilla che esce dal Mar Morto. Naturalmente nessuno lo prende sul serio e per sbarcare il lunario, lui che è un ragazzo abbastanza svogliato che tendenzialmente camperebbe sul divano col suo coinquilino giocando ai videogiochi, ha trovato un lavoro che non lo appassiona ma che anzi lo annoia.
David Piperno intervista e filma i sopravvissuti alla Shoah mentre raccontano quello che hanno ho vissuto.
A David dell’Olocausto non gliene potrebbe fregare di meno, e il romanzo inizia con lui e la sua troupe che stanno quasi per uccidere per sbaglio un anziano sopravvissuto.
David si fa i fatti suoi guardando facebook, il cameraman è ubriaco perso e quasi non si accorgono che la telecamera sta per cadere addosso al reduce.
assurdità a morire in quel modo. Sopravvivere a Bergen-Belsen, una delle più letale macchine di morte mai realizzate dell’uomo, per poi crepare ottant’anni dopo nel giorno in cui ti dedichi a raccontare la tua storia, perché un membro della troupe venuta a intervistarti ha esagerato con il gin tonic la sera prima.
Alberto Caviglia non ha alcuna remora e non ha rispetto di niente, e lo dico con la più profonda ammirazione perché Olocaustico è un libro dove si ride tantissimo e si ride “male”, perché ci si vergogna di ridere leggendolo.
Penso che si ispiri all’umorismo cinematografico di Woody Allen prima maniera. Se in Provaci ancora, Sam Woody Allen dialogava con lo spirito di Humphrey Bogart, David Piperno parla con Yitzhak Rabin e con Philip Roth.
Quest’ultimo è un intellettuale erotomane che per risolvere i problemi con la fidanzata consiglia David di provarci con le cameriere. Yitzhak rabin invece…
Direi che in Olocaustico Caviglia non si fa mancare nulla, non risparmiando nemmeno il primo ministro israeliano ucciso nel 1995 mentre cercava di portarla anche il processo di pace.
«Sei proprio sicuro che in questo paese valga la pena di farsi sentire? Guarda che fine ho fatto io… »
«Che c’entra, fare un film di fantascienza non ha mai fatto male a nessuno» ribatte David.
«Se è per questo neanche portare a termine il più importante processo di pace nella storia del Medio Oriente non doveva far male a nessuno. E poi sei veramente sicuro che sia il cinema il mezzo giusto per raggiungere l’obiettivo di due popoli e due Stati?»
«Ne dubito, ma se non altro sarebbe un modo per smetterla di intervistare quei vecchi».
«Quei vecchi saranno anche un gatto aggrappato ai coglioni, ma sono sicuramente meglio di tre proiettili sulla schiena… Pensaci».
«Sì, ma almeno un segno lo hai lasciato, guarda. Ti hanno anche dedicato una piazza».
«Francamente se tornassi indietro mi farei cazzi miei».
Questo romanzo decisamente caustico e assurdo ha il punto di svolta quando il nostro antieroe David Piperno si rende conto che il suo è un lavoro a rischio, un lavoro a termine.
I sopravvissuti dell’Olocausto sono pochi, sono vecchi, e muoiono. E se muoiono tutti lui verrà licenziato.
Non dico come prosegue Olocaustico di Alberto Caviglia, edito da La Giuntina, ma sappiate che David riesce a creare la più grande catastrofe nella storia di Israele, che ben presto diventa una catastrofe a livello mondiale, solo perchè lui ha deciso di come dire salvarsi il posto di lavoro.
Anche dall’estero arrivavano segnali inquietanti. l’informazione dei mezzi di comunicazione istituzionali perdeva costantemente credibilità; i partiti di quasi tutti i governi estremizzavano il loro orientamento […].
Dagli Stati Uniti era giunta una notizia epocale. Il governo aveva appena ottenuto dal Congresso l’approvazione di un emendamento con cui, per la prima volta dall’epoca di Roosevelt, si raddoppiava il numero dei mandati presidenziali passando da due a quattro. […]
Negli altri paesi europei intanto la xenofobia e l’intolleranza crescevano in un’escalation senza controllo, come una malattia che nessuno era in grado di curare.
La Shoah era sempre stato una tessera centrale del grande mosaico della Storia dell’Occidente, ma ora che quella tessera era stata staccata, anche quelle che la circondavano avevano iniziato a vacillare, come in procinto di far crollare tutta la struttura.
Olocaustico di Alberto Caviglia, edito da La Giuntina è un romanzo brillante che fa ridere tantissimo, e non lo dirò mai abbastanza. Eppure, e tocca usare un aggettivo che sembra incongruo, è anche un romanzo serio perché è un romanzo intelligente.
Dopo avere creato una catastrofe mondiale David, che viene anche giustamente piantato dalla fidanzata e che diventa l’uomo più odiato di tutta Israele, cerca di risolvere la situazione. Tutto questo mentre la madre, la tipica invadente ed oppressiva mamma ebrea, gli telefona rompendogli l’anima nel momento meno opportuno.
Per riparare al danno creato David con una improbabile banda di sfaccendati, che poi sono i suoi amici e colleghi di lavoro, mette a punto un piano che va al di là di ogni nostra immaginazione!
Olocaustico di Alberto Caviglia, edito da La Giuntina è un romanzo tanto divertente quanto intelligente perché ridendo con gusto ci parla di due punti fondamentali della nostra contemporaneità.
Il primo è il peso che ha la Shoah sia per lo stato di Israele e per il popolo ebraico oggi sia per le altre nazioni.
Caviglia ci fa riflettere su qual è l’importanza della memoria, più ancora che della conoscenza dei fatti singoli inerenti l’Olocausto per il mondo contemporaneo.
A questo si collega il tema che, per impiegare con un termine contemporaneo, è quello delle fake news.
Queste, o bufale, sono una costante nella Storia e senza andare troppo indietro nel tempo tutto l’antisemitismo del Ventesimo Secolo si basa su quella del complotto giudaico propugnata dai Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Divulgato intorno al 1905 questo testo voleva essere il compendio delle decisioni prese dagli ebrei mondiali per spartirsi il potere conquistando gli stati. Questa fake news getterà benzina sul fuoco dell’antisemitismo: il testo dei Protocolli sarà citato dai Nazisti, da Henry Ford, dagli stati arabi negli Anni Cinquanta.
Con Olocaustico Alberto Caviglia fa riflettere su come le fake news e le menzogne si diffondano oggi facendoci il lavaggio del cervello. Anche se il successo dei Protocolli forse dimostra che boccaloni lo siamo sempre stati.
Bisogna essere bravi e bisogna essere intelligenti per riuscire a far ridere e al contempo riflettere partendo da un tema come l’Olocausto, il negazionismo e le menzogne; antisemite ma non solo. Tema, quello della verità negata o alterata, che era presente fin dal titolo in un latro romanzo pubblicato quest’anno da La Giuntina: Bugiarda di di Ayelet Gundar-Goshen.
Adesso che sta arrivando il 27 gennaio, il Giorno della Memoria, le scuole tendono a dare da leggere libri su questo tema: io proporrei almeno alle superiori Olocaustico di Alberto Caviglia, edito da La Giuntina.
Pur non parlando direttamente e in maniera puntuale di cosa è stato l’Olocausto in tutte le sue fasi, è un romanzo bello e divertente su cosa significherebbe per noi oggi dimenticare questa parte della nostra Storia.