Per antiche strade di Mathijs Deen

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Per antiche strade di Mathijs Deen pubblicato da Iperborea parla non solo di strade, come il titolo esplicita, ma anche soprattutto di come la strada, e cioè il viaggio sia una caratteristica fondativa della cultura europea da sempre.
E quando dico da sempre, intendo da prima ancora che nascesse la stessa idea di Europa.

Questo libro nasce da un ricordo d’infanzia: l’autore è in macchina con i genitori e i fratelli e sta andando verso casa dei nonni. Vedi, dice il babbbo, questa strada da Mosca porta fino a Londra.

Per il piccolo Mathijs è un’illuminazione: inizia a pensare a cosa significhino le strade.
Questo, per noi che viviamo qua e che abbiamo fin da piccoli preso l’Aurelia con i nostri genitori che ci dicevano “Vedi, di là si arriva a Roma e di là in Francia” può significare poche cose. Ma Mathijs Deen era un bambino olandese durante la Guerra Fredda e la scoperta che una strada di campagna unisse Londra con Mosca fu qualcosa di strepitoso.
Sono le strade il luogo fisico con cui raccontare l’epoca dei cambiamenti nella storia d’Europa, e questo partendo da una riflessione semplice, quasi banale ma non immediatamente percepibile:

Le strade europee non sono protagoniste di una narrazione nazionale come quelle degli Stati Uniti. Non esiste un furore europeo, un’idea europea della costruzione della nazione lungo le strade che hanno dischiuso il continente, o un’idea della conquista del paesaggio lungo la spina dorsale delle vie di transito.

Non ce ne dobbiamo stupire: l’Europa è sempre stata divisa e nei secoli di guerre che sulle strade prima di tutto passavano soldati.

Nei capitoli di Per antiche strade di Mathijs Deen pubblicato da Iperborea la narrazione parte da piccoli fatti storici o di cronaca e da personaggi sconosciuti per esplicitare i mutamenti culturali e sociali che le strade hanno portato avanti.

Si parte dal primo uomo che arriva in Europa… ma siamo migliaia di anni prima di Cristo! Ad un certo momento della storia un homo erectus che sta in Africa vede di là dal mare, cioè oltre lo Stretto di Gibilterra, l’Europa e prima o poi ci arriverà a nuoto o aggrappato a un tronco d’albero. Per illustrare questo primo viaggio Deen ci parla di impronte fossili scavate dagli archeologi e pitture rupestri, unendo invenzione a dati certi.

La storia del “calderone di Obelix” parte da un grosso calderone esistente (e quindi ci avviciniamo all’ambito del saggio storico, almeno all’inizio) in argento, realizzato da manifattura trace, quindi nell’area della odierna Romania. Eppure il calderone è stato trovato nel paludi della Danimarca.
Come ha fatto questo grosso calderone d’argento a viaggiare dalla Romania fino alla Danimarca nel secondo secolo avanti Cristo?

Che le strade fossero anche lui insicuri e pericolosi è una cosa che a noi non viene direttamente in mente, eppure lo erano: attraversavano boschi e zone inabitate, erano prive di illuminazione e anche di segnaletica.

Per antiche strade di Mathijs Deen pubblicato da Iperborea ci racconta di questa condizione partendo da una piccola citazione della Storia Romana di Cassio Dione, opera del III secolo dopo Cristo. Si tratta della storia di un brigante che agiva lungo l’Appia, la regina viarum, che Deen scrive in forma di racconto storico, narrando cosa avrebbe potuto essere un brigante di quell’epoca.
Il Medioevo, epoca dei pellegrinaggi, non verte sulla Francigena ma su una meno noto saga islandese che narra la storia di una donna che dall’Islanda volle arrivare a Roma percorrendo tutta l’Europa; e ce ne voleva ad attraversare il continente intorno al 1000!
Mano a mano che la narrazione si avvicina all’odierno aumentano i riferimenti e i documenti storici su cui Deen può ricostruire eventi e personaggi, come quella del suo antenato coscritto.

Le strade d’Europa sono state attraversate per secoli da eserciti, lo dicevamo all’inizio, e la storia di questo antenato lo esemplifica.

Siamo ai tempi napoleonici, esiste una certa abbondanza di fonti e Deen può fare una ben documentata ricerca su di lui.
Era un semplice contadino olandese che non era mai uscito dal suo paese eppure è costretto a seguire le truppe di Napoleone verso la Russia. Il suo battaglione è uno degli ultimi a mettersi in marcia e questo sarà la sua fortuna e sfortuna. 
Per antiche strade di Mathijs Deen pubblicato da Iperborea ci racconta, documenti alla mano, il lungo estenuante viaggio di un battaglione che arriva in terre dove già la Grande Armée è passata, e ha razziato tutto quello che poteva razziare. E mano a mano che si superano i fiumi, man mano che cambia la lingua, cambia il cibo che diventa sempre meno, man mano che ci si allontana da casa, il viaggio si fa più duro e disperato.

Si arriva alla strada odierna, dove ai viandanti si sono sostituite le macchine: inizia il XX secolo ed iniziano le prime corse automobilistiche.

Si corre da Parigi a Berlino e poi da Parigi a Vienna, su strade non illuminate e non asfaltate, attraversando anche paesi che non vedono di buon occhio il mito della velocità: la Svizzera ha come limite di velocità 3 km/h in curva e 10 km/h in rettilineo.
Il cerchio si chiude, viene da dire, con l’ultimo capitolo, opposto al primo. Non è più un viaggio dall’Africa all’Europa, ma il contrario: è la storia di un vecchio marocchino che era emigrato in Olanda, ha fatto i soldi ed è tornato in Marocco e da lì aiuta gli altri immigrati a tornare in patria.

Per antiche strade di Mathijs Deen pubblicato da Iperborea non è un romanzo, non è un saggio, non è giornalismo: sono tutte queste storie assieme e ci fanno capire quanto sia bello viaggiare.

Nell’anno del Covid-19, quando siamo stati chiusi in casa per mesi, questo libro arriva nel momento giusto, ricordandoci come sia sempre stato parte di noi l’istinto, vista una strada, di partire e scoprire qualcosa, cambiando un po’ anche noi stessi.

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