La pianta del mondo di Stefano Mancuso

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La pianta del mondo di Stefano Mancuso pubblicato da Laterza era stato presentato in anteprima a febbraio ad Abano Terme a Tribùk 2020: sarebbe dovuto uscire a primavera.

Ma poichè è il 2020 a primavera con il lockdown siamo finiti a leggere di virus e Spillover, invece che di piante.
La pianta del mondo esce quindi quando le piante iniziano a rosseggiare e le foglie a cadere ed è come se, in queste sere autunnali, ci trovassimo davanti Stefano Mancuso che ci racconta la bellezza e le peculiarità del mondo vegetale come fossimo al bar, con davanti una
birretta (cosa che gli piace fare, come racconta).

Nel libro parla un po’ di sè stesso e un po’ della sua vita, ma soprattutto di come le piante vadano ad avere grossa importanza in molteplici campi della nostra vita.

Scopriamo così che un pezzo di legno, il piolo di una scala utilizzato in precedenza come trave di un tetto, è stato la prova risolutiva per risolvere il più grande crimine della prima metà del XX Secolo negli Stati Uniti: il rapimento del figlio di Lindbergh. Infatti esiste, anche se non riconosciuta o sottovalutata dalle corti giudiziarie, la botanica criminale.
Ugualmente gli alberi e i pollini possono essere una prova rilevante anche per le datazioni storiche: tramite la dendrocronologia possiamo scoprire a quando un villaggio sperduto nei deserti risale oppure, tramite gli anelli degli alberi, possiamo ottenere una cronologia universale.

Nel capitolo “L’albero del tempo” Stefano Mancuso ci racconta così dell’albero vivente più antico del mondo, che ha tra i quattromila ed i cinquemila anni.

Si tratta di un pino esistente negli Stati Uniti… che prima era il secondo albero più antico del mondo!
L’altro, il precedente albero più antico del mondo, ha avuto una gran brutta fine, una vicenda stranissima e sfortunata che mi ha ricordato la triste fine dell’albero più solitario del mondo, come raccontato sempre da Stefano Mancuso nel suo precedente L’incredibile viaggio delle piante

Se l’albero più solitario del mondo stava nel deserto fino a quando non è stato investito da un camion, l’albero più antico del mondo, chiamato Prometeo dai botanici, si trovò coinvolto in un… no, non vi dico cosa gli è successo!
Ne La pianta del mondo Stefano Mancuso racconta anche aspetti un po’ frustranti della sua vita: quando dice che è un botanico la gente lo prende poco sul serio, nonostante la sua professione si occupi di qualcosa che è realmente maggioritario al mondo.

Sulla Terra la biomassa, cioè tutti gli organismi viventi, è composta per un 85% da piante e solo lo 0,3% dagli uomini. per dare una idea visivamente forte fa una metafora politica: in una Camera dei Deputati da 500 persone le piante avrebbero più o meno 425 seggi, gli esseri umani 2.

Eppure sono soltanto i due deputati degli esseri umani che decidono per tutti e non si interessano come sta la maggioranza, cioè le piante.
Tutti capitoli de La pianta del mondo di Stefano Mancuso pubblicato da Laterza hanno nel titolo la parola pianta.
Scopriamo così la “pianta della musica” cioè il legno con cui venivano fatti i violini di Stradivari e la “pianta della libertà”, una iniziativa dei giacobini tesa a creare una religione civile rivoluzionaria. Ma che ne è stato di quegli alberi?

Gli alberi non solo risolvono i crimini, aiutano gli archeologi, creano musica o si prestano a simbologie politiche: soprattutto, ci aiutano a vivere meglio.

Nel capitolo sulla “pianta delle città” Mancuso parte da un dipinto famoso: la Città ideale, che forse qualcuno si ricorderà perchè era lo sfondo allo studio del Tg3. Questa città rinascimentale, forse dipinta da Francesco di Giorgio Martini (ma l’attribuzione è incerta) è del tutto priva di alberi e di verde. Alla stessa maniera non ci sono piante nei film di fantascienza, basti pensare alla città di Blade Runner. Una città così non potrebbe vivere.

Gli alberi e le piante ci permettono di vivere meglio in una città già solo per una questione di riscaldamento.

Fin dall’Ottocento infatti è noto che nelle città faccia più caldo rispetto alla campagna: ci sono circa tre gradi centigradi di differenza. Le piante generano umidità e fanno ombra: una cosa forse molto banale, ma essenziale per la nostra vita.
Addirittura, volendo, piantando migliaia e migliaia di alberi nelle città, in piazze, viali e ricreando parchi, potremmo in qualche maniera fare diminuire il riscaldamento globale: foreste urbane che abbattono le bolle di calore cittadine da noi stessi create.
Come si vede sono veramente molteplici gli apporti vitali che le piante ci offrono.

Ne La pianta del mondo Stefano Mancuso ci racconta anche aneddoti divertenti: nel capitolo “la pianta della conoscenza” finiamo a scoprire la relazione tra maiali e banane a New York.

Tutto nasce dalla abitudine di bere qualche birretta la sera con un collega giapponese che una volta gli chiese perché si dice “scivolare su una buccia di banana”. Da questa domanda inizia una narrazione che spazia tra alberi da frutta, Premi IgNobel, cultura nipponica e naturalmente piante. Il mondo vegetale, anche questa volta, risulta davvero essere presente nella nostra vita in molteplici modi!

Tre motivi per leggere La pianta del mondo di Stefano Mancuso pubblicato da Laterza?

Il primo perché ci racconta un sacco di cose che probabilmente noi non sappiamo: spazia dai violini ai maiali nella New York ottocentesca in mezzo alle bucce di banana.
Il secondo motivo perché è un saggio scientifico scritto in maniera perfettamente comprensibil. Questo permette a chiunque capire e porre più interesse a questioni come il riscaldamento globale e il rapporto sano con il mondo che ci circonda.
Terzo motivo perché ci fa camminare in mezzo alla natura, quella natura che costituisce l’85% della biomassa con un po’ più di consapevolezza ed intelligenza.

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