Oregon Hill di Howard Owen pubblicato dalla NN Editore ha per protagonista un uomo, Willie Black, che tutti noi vorremmo come collega o come amico.
Non come marito, e questo è quello che sostengono le sue tre ex mogli; non come dipendente, e questo è quello che sostengono i suoi datori di lavoro quando decidono per l’ennesima volta di provare a licenziarlo; neanche come vicino di casa poichè il suo coinquilino è un nativo americano che è uscito dal carcere per omicidio e gli altri condomini del palazzo in cui abita non lo vedono di buon occhio.
In realtà quasi nessuno vede di buon occhio Willie Black: è un cronista di mezza età, circa quarantanove anni, che fuma troppo, beve troppo e, come si capisce dalle sue tre ex mogli, che non è mai stato un casto seminarista.
Aggiungiamoci che ha la risposta sempre pronta, e tendenzialmente è la più sbagliata, da dare alla persona che ha davanti, soprattutto se poliziotto, avvocato o datore di lavoro.
Eppure, o forse proprio per questo, il protagonista di Oregon Hill di Howard Owen è un uomo meravigliosamente divertente con cui sarebbe bello uscire a bere qualcosa, e passare la giornata a fare casino.
Sua madre è una simpatica donnina di sessantasette anni (sì, lo ha avuto presto…) che ormai passa il tempo a fumare erba da mattina a sera, così da essere sempre un po’ via con gli angeli. Willie è un figlio adorabile perché l’attuale compagno di sua madre è un signore un po’ più anziano che ogni tanto la notte si sveglia e sale sul tetto o sull’albero in giardino: mamma chiama e lui parte per tirare Les giù.
Ancora una volta NN Editore ci stupisce e ci prende in contropiede con i suoi gialli.
Da Redenzione di Chiara Marchelli io mi aspettavo un giallo di genere, ed invece è stato un viaggio nella follia e nei demoni che ti logorano dentro. I cieli di Philadelphia di Liz Moore poteva essere una detective story urbana è invece una finestra aperta sul mondo dell’eroina e sui contrasti tra due sorelle.
Oregon Hill di Howard Owen invece è un giallo divertito che ruota intorno a un uomo che sa sempre fare, nella sua vita, la scelta meno opportuna.
Come quando la sua giovane -molto giovane!- collega
mi ha scritto che pure lei stava uscendo. Era quasi orario di chiusura, ma ha detto che forse facevamo in tempo a bere un paio di birre prima che Penny Lane ci buttasse fuori.
Nella parte principale del mio cervello, quella che si occupa di robe noiose come il buon senso le abilità motorie, si è acceso il semaforo rosso.
Ma l’altra parte, quella che si occupa degli alcolici e di altre brutte cose, l’ha subito spento.
Siamo riusciti a addirittura a ordinare due Harp a testa, visto che io sono un cliente abituale e Sarah lo sta diventando.
Willie oltre a bere tanto fuma anche un sacco. La storia è ambientata all’incirca nel 2010, prima dell’invasione dei social, ma già allora negli Stati Uniti c’era una questa cappa di profonda disapprovazione e orrore davanti ai tabagisti. Lui direi che non si fa problemi, ma d’altra parte non si fa problemi quasi per niente.
Forse se ne fa solo quando lavora, perché anche se è un po’ scalcagnato come cronista ha una forte etica.
Si occupa di cronaca nera perché è stato declassato.
Prima era alla politica ma ha rifiutato di fare una cosa eticamente molto discutibile – anche per gli standard di un giornalista, che dice essere abbastanza basso – e quindi è finito nei bassifondi del giornalismo, la cronaca nera.
Oregon Hill di Howard Owen pubblicato dalla NN Editore inizia con il barbaro omicidio di una ragazza e Willie sul luogo del delitto per scriverci il servizio. Ben presto ha la sensazione che chi è stato accusato non sia il vero colpevole, anche se sembra essere proprio la persona ideale per essere giudicata colpevole dalla polizia, dalla magistratura e soprattutto dalla stampa. Un errore, oppure lo stanno incastrando?
Willie lo crede osservando tanti piccoli dettagli ma principalmente uno minuscolo: una macchia di senape. Leggendolo io ho pensato a Tokyo Express, quando l’investigatore intuisce che qualcosa nella ricostruzione del delitto è sbagliato partendo da un dettaglio minuscolo; in quel caso uno scontrino della carrozza ristorante.
Willie partendo da una macchia di senape inizia a sospettare che quel colpevole perfetto in realtà sia innocente. Magari è una brutta persona ma, ma una brutta persona innocente.
Per portare avanti questa sua intuizione si caccia nei guai, si fa ancora meno amici e ancora più nemici ma riesce in qualche maniera a sfangarla, anche a livello lavorativo.
Perché anche se è un uomo simpatico di certo non rientra nei canoni della deontologia professionale. Valga la sua riflessione quando sta per essere licenziato dal giornale.
«Se non mi porti la notizia sarai la persona più licenziata di tutta Richmond. Non vedrai più un centesimo dopo il tuo ultimo stipendio. Troverò il modo di allontanarti per giusta causa, e non credo che sarà difficile.»
È vero. Se avessero voluto licenziarmi “per giusta causa” avrebbero potuto farlo più volte nel corso degli anni. Consumo di alcolici sul posto di lavoro. Anzi, a essere sincero un paio di volte era ubriachezza sul posto di lavoro. Relazioni inappropriate con colleghi e più o meno sottoposti. O quello spiacevole incidente con l’auto aziendale e la prostituta in Florida.
Willie è divertente, fa ridere ma quando decide di essere un buon giornalista è un giornalista tutto d’un pezzo, costi quel che costi.
E anche le sue tre ex mogli lo riconoscono, ma comunque preferiscono tenerselo lontano. E in fondo lo sanno anche i suoi colleghi, che sono tutti più giovani e lo trattano un po’ come una vecchia mascotte. Quelli della sua età, invece, non vedono l’ora che se ne vada, esattamente come la direzione e la polizia, che sanno che è un piantagrane.
Un sacco di gente che preferirebbe non trovarselo intorno non frena Willie dal trovare il vero colpevole, perchè alla fine di tutto lui é un buon giornalista.
E perchè un uomo di mezza età ha nel suo armadio una serie di rimorsi, rimpianti e scheletri che forse lo spingono a fare la cosa giusta perché, semplicemente, va fatta la cosa giusta.
Oregon Hill di Howard Owen è un giallo delizioso che fa ridere è un giallo e che racconta ancora una volta una parte degli Stati Uniti meno nota. In questo caso l’umanità che vive in un quartiere della working class: non quindi i bassifondi come ne I cieli di Philadelphia ma quelli della borghesia medio bassa.
Tre motivi per leggere Oregon Hill di Howard Owen pubblicato dalla NN Editore?
Sicuramente perché è un bel giallo che tiene incollati alle pagine. Mano a mano che le indagini private di un giornalista – e tutto grazie a una goccia di senape! – procedono, saltano fuori cose che creano una storia molto più grande. E questa si ricollega a uno dei temi del romanzo, quello del vivere tutta una vita nel solito posto. Willie Black infatti non si è mai mosso da Oregon Hill, e il suo coinquilino il galeotto è diventato il suo migliore amico in prima elementare quando lo ha salvato da altri tre ragazzini che volevano picchiarlo.
Il secondo motivo è sicuramente perché è una riflessione importante sul giornalismo (e sull’etica del lavoro più in generale): cosa significa avere delle notizie in anteprima? Come darle nella maniera giusta?
Questo 2020 portandoci in dono il neologismo infodemia ha ulteriormente amplificato il dibattito sul valore della notizia, sul valore del giornalismo e su cosa bisogna fare o non fare quando si hanno in mano delle notizie.
Terzo motivo, ma a questo punto sarà chiaro, è perchè Willie Black è un personaggio meraviglioso che fa ridere tanto, fa scuotere la testa sconsolati, fa tifare per lui nonostante quello che combina.
Oregon Hill di Howard Owen pubblicato dalla NN Editore è che uno di quei libri che in questo 2020 portano un po’ di allegria, e ce n’è proprio bisogno.