Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli

Resta ancora un po' di Ghila Piattelli

Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli pubblicato da Giuntina è il libro perfetto per chi ama i nonni; e quindi per tutti!
Questo perché uno dei protagonisti, il perno della vicenda, è nonna Giuditta. Per descriverla basta dire come entra in scena.
Siamo a casa di suo nipote Yoni, uno studente universitario poco più che ventenne che non combina niente da mattina a sera e si è iscritto a Studi sudamericani. Vivendo in Israele.
La nonna lo prende in giro dicendogli che quando saprà insegnare la salsa chissà come sarà richiesto sul mercato del lavoro.

Sono le otto del mattino
Mi alzo a fatica, con le sole mutande addosso scavalco con abilità la montagna di vestiti sul pavimento e un paio di bottiglie di birra vuote in salotto, ma inciampo nei due cartoni di pizza rimaste dalla sera prima. Mentre riacquisto l’equilibrio, intravedo sulla porta di casa una figura completamente estranea al mio appartamento studentesco: è mia nonna in tailleur doppiopetto blu e cappellino bordeaux. In piedi, impettita, con la solita borsetta con intarsi di pitone – anche se lei è un’attiva animalista – mi guarda e sorride. Non riesco neanche a formulare una frase di saluto o a chiederle che ci fa qui alle otto di mattina, perché lei come al solito gioca d’anticipo.
«Dai su Yoni vestiti, oggi mi accompagni a scegliere la mia nuova dimora. Quella definitiva.»

Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli inizia con nonna Giuditta che si appropria del nipote ventenne per farsi scarrozzare in giro per Israele a cercare un cimitero di suo gradimento.
Giuntina l’anno scorso ci ha fatto morire dal ridere con Olocaustico di Alberto Caviglia: quando ho guardato la sinossi di Resta ancora un po’ pensavo che fosse una commedia; lo è, ma non solo.

In parte è una commedia on the road: c’è un’utilitaria in giro con uno studente universitario e la nonna novantenne volitiva e sempre molto molto elegante.

Nonna Giuditta è una nonna ebrea italiana, fiorentina per la precisione, che sessanta anni prima si è innamorata di un militare della Brigata Ebraica che le ha chiesto di sposarlo e di venire con lui a costruire Israele, la terra dei nostri padri, “una terra fertile e spaziosa dove scorre latte e miele” come disse Dio a Mosè (Esodo 3, 8). Sessant’anni dopo la nonna rinfaccia ancora al nonno che quando sono arrivati lì sono rimasti tre anni in un puzzolente kibbutz a pulire banane, altro che “terra di latte e miele”!

Adesso Giuditta vuole un cimitero bello dove soggiornare per l’eternità ed è Yoni, che in fondo non fa nulla da mattina a sera, a doverla scarrozzare in giro. A loro si aggregano la sua nuova fidanzata e il coinquilino.

La fidanzata ha, agli occhi della nonna, un gravissimo difetto: è un’ebrea yemenita e la nonna, dall’alto dei sui novant’anni, non si pone il problema di porre un filtro tra quello che pensa e quello che dice. Con esiti imbarazzanti per Yoni, divertenti per noi.
Per tutto Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli pubblicato da Giuntina nonna Giuditta non risparmia sciabolate verbali a Yoni, alla sua fidanzata, alle sue due sorelle e ai mariti, ma anche alla propria figlia Ahuva e al genero.

Ma non ci sono solo i toni da commedia in questo romanzo.

Tra nonna Giuditta e Yoni c’è la generazione di mezzo, quella di Ahuva Dvori, figlia della prima e madre del secondo. Donna in carriera, avvocato importante che difende manager ed ex ministri, è una figura pubblica che mette soggezione (la fidanzata di Yoni, intimidita, la chiama con un’unica parola Ahuvadvori, senza prendere respiro in mezzo).
Ahuva appartiene alla generazione dei primi ebrei nati in Israele, i figli dei pionieri, quelli che hanno visto e combattuto giovanissimi nella Guerra dei Sei Giorni e nella guerra dello Yom Kippur e del Libano.
Tanto risulta una commedia divertente la vicenda di nonna Giuditta alla ricerca del suo cimitero, molto meno lo è quella della generazione di mezzo, di Ahuva e di suo marito Zvaki (vi assicuro che dopo un po’ si prende la mano con questi nomi di persona così diversi dai nostri).
Ahuva, che il figlio chiama “lady di ferro” è una donna tutta di un pezzo, che vive con una corazza che la protegge; ed è una donna innamoratissima.

Zvaki è un uomo che è l’emblema dell’amore più puro, e un uomo di una dignità incredibile; un uomo il cui cuore trabocca amore.

Voi capite che se i genitori di Yoni fossero una meravigliosa coppia innamorata non ci sarebbe molto da aggiungere. Infatti Ahuva -come si legge sulla quarta di copertina- “tiene ben celato in una scatola da scarpe nascosta nell’armadio” un segreto.
Su questo non si può dire altro perchè sarebbe toglierei il gusto di leggerlo la sorpresa.

In Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli c’è la storia d’amore di una generazione che lotta, che fa i conti con la guerra, con i rimpianti, col dolore e con la morte.

Questa è una storia d’amore complicata, bellissima e incredibile. In un certo senso verrebbe da dire è la storia d’amore che tutti vorremmo… ma solo per metà, solo da un punto di vista; dall’altro decisamente no.
Mentre nonna Giuditta va per cimiteri il segreto di sua figlia inizia a sgretolarsi e a trapelare tra i familiari. Questo non cambia le dinamiche tra loro ma mette in moto una ricerca di sincerità.
Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli pubblicato da Giuntina è un libro veramente bello, e non è semplice dare tre motivi per leggerlo senza svelarne troppo.

Il primo, si sarà capito, è l’incredibile nonna Giuditta.

Se voi avete avuto, come me, una nonna abbastanza volitiva vi ci ritroverete tantissimo. Questo è il passo in cui Ghila Piattelli racconta quando la vecchina ha deciso di scegliersi da sola il cimitero.

nonna lancia la sua bomba, come suo solito, rivolgendosi al nonno: «Non pensare di seppellirmi in quel misero cimitero di Ghiv’at Brenner dove quel pazzo di tuo cognato ha prima sepolto tua sorella e poi c’è andato a finire anche lui poco dopo.» E aggiunge che non si stupirebbe di scoprire che la sua depressione fosse iniziata da quando aveva iniziato a visitare assiduamente quello squallido cimitero.

Il nonno poverino scuote la testa – a ragione – come probabilmente fa da una sessantina d’anni e la lascia fare.

Il secondo motivo è la storia personale dei genitori di Yoni, Ahuva e Zvaki, con tutto ciò che vi è collegato: l’amore più puro e incondizionato, la morte, il rimpianto.

Il terzo motivo è perché, tra uno spinello seduti sulla terrazza di un negozio con nonna a fianco e i ricordi di una vita coniugale apparentemente soddisfacente, la narrazione si apre alla descrizione appassionata della natura israeliana, che per noi può apparire come una visione quasi esotica. Ho trovato personalmente molto d’effetto il brano in cui si racconta l’attesa della pioggia dopo i lunghi mesi estivi e il cambiare dell’aria e del cielo quando finalmente inizia a piovere. E a bagnare completamente Giuditta e i suoi accompagnatori nel bel mezzo di un cimitero.
Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli pubblicato da Giuntina pensavo forse una commedia. In parte lo è, in parte è una storia d’amore incredibile che lo rende decisamente un libro da leggere.

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