Luce della notte di Ilaria Tuti, pubblicato da Longanesi, mette voglia di andare per boschi col freddo che ti sferza il viso, mette voglia di conoscere una natura selvaggia ma bellissima: ogni volta che io leggo questa ragazza prenderei la macchina e partirei per il Friuli, che racconta con così tanta passione.
Questa è la terza avventura del commissario Teresa Battaglia, il commissario più antipatico della letteratura di genere contemporanea.
È una donna che non vorremmo mai avere come vicino di casa e magari neppure come collega, ma sicuramente vorremmo averla vicina se ci servisse un poliziotto che cerca la verità.
Luce della notte di Ilaria Tuti è più corto dei precedenti e c’è un motivo che si scopre alla fine, quando l’autrice racconta come è nato. Questo è legato anche alla nascita del personaggio da cui parte tutta la vicenda.
Chiara è una bambina di nove anni che ha un incubo ricorrente. O forse no. Sogna qualcosa nella notte, sogna di vedere qualcosa in un bosco. Oppure no, e quell’incubo è in realtà un ricordo.
Per trovare la verità serve Teresa Battaglia, che crede a questa bambina e decide di capire se questo incubo è reale oppure no.
E noi sappiamo che quando Teresa Battaglia decide di arrivare fino in fondo a qualcosa ci arriva, costi quel che costi. Anche a costo di chiedere favori, litigare, essere in disaccordo con i colleghi e i superiori, anche a costo di fare cose che per la sua età e per la sua salute non dovrebbe fare.
A un certo punto prova anche a correre, con dei risultati francamente pessimi. Teresa è indomita, non molla l’osso, cerca disperatamente, senza guardare in faccia a nessuno, di fare la cosa giusta pur di arrivare alla verità.
Questa storia parla di incubi, ma non solo gli incubi che una bambina fa nel cuore della notte. Ci sono anche gli incubi che esistono realmente, che sono in mezzo a noi, che potremmo trovarci seduti a fianco in un ristorante.
Anche Luce della notte è legato a qualcosa che è successo nel passato.
Non c’è un cuore disegnato col sangue nel 1945: qui si parla di un passato molto più recente, un passato dell’altro ieri. Me lo ricordo anch’io e sicuramente se lo ricorda l’autrice, che pure credo sia più giovane di me: è un passato di sangue e di dolore che ha turbato noi che lo abbiamo quotidianamente visto attraverso i telegiornali.
Questa è la storia di due incubi diversi. Il primo è di quelli che noi possiamo avere nella notte, e che possiamo capire che è tale contando. Nei sogni non puoi contare, e questo era un tema di alcuni racconti di Borges.
L’altro incubo è fatto di uomini che non hanno né scrupolo né pietà né commiserazione verso i propri simili.
Ho trovato Luce della notte, proprio come Fiori sopra l’inferno e Ninfa dormiente, molto bello e che la maggiore brevità lo rende ancora più efficace.
È così sintetico e asciutto che la tensione narrativa e stilistica non cala mai, le vicende sono sempre affilate come un coltello che non permettere mai al lettore di “riposarsi”.
Tre motivi per leggere Luce della notte di Ilaria Tuti, pubblicato da Longanesi?
Il primo è sicuramente legato al motivo particolare per cui questo libro è stato scritto: quando arriverete alla fine capirete tante cose.
Il secondo, che poi uno dei motivi per cui apprezzo così tanto i suoi libri, è il modo con cui racconta le vigne, il bosco, l’aria fredda che ti taglia il volto. Leggere Ilaria Tuti è passeggiare nella natura.
Il terzo è semplicemente Teresa Battaglia, donna offesa nel corpo e nello spirito dalla malattia, ma indomita e battagliera (nomen omen!).
Ci chiediamo già da tempo come Ilaria riuscirà a portare avanti questa saga con un protagonista così malandato.
Forse ha trovato un ottimo escamotage, ma per averne la certezza dovremo aspettare la prossima storia.