La piccola conformista di Ingrid Seyman pubblicato da Sellerio è una storia di famiglia che ci fa ridere, nonostante sia una famiglia perfetta per i format della tv del dolore.
Siamo negli anni Settanta a Marsiglia: sono gli anni della rivoluzione sociale e libertaria e i giovani Patrick e Babeth hanno una bambina, Esther.
È lei la piccola conformista del titolo, e dalla sua voce guardiamo con divertimento e sgomento i due genitori fricchetoni e libertari, di sinistra, progressisti, rivoluzionari a loro, che non sono in grado di crescere una figlia.
Esther per reazione cresce di destra: ama l’ordine, il decoro, la serietà e le sicurezze borghesi.
Ma non poteva essere altrimenti crescendo in un ambiente di tal genere:
Oltre alla ginnastica, i miei genitori condividevano la passione per l’esibizionismo domestico. Perciò vivevano nudi, guardavano la televisione nudi, mangiavano ostriche nudi, senza preoccuparsi del ridicolo né della bolletta del gas, perché avevamo il riscaldamento centralizzato. Tutti e due, inoltre, votavano a sinistra, militavano contro la pena di morte…
[la madre] era quel che si dice un’anima bella. L’aspetto ne rispecchiava alla perfezione l’indole: aria da figlia dei fiori, gambe affusolate, capelli biondo cenere che le scendevano fino alle natiche. Aveva un viso dolce, occhi color nocciola che brillavano ostinatamente. Va detto che la realtà sembrava aver poca presa su di lei: riteneva che l’uomo fosse buono per natura e considerava il marito – bancario di professione – poeta.
Suo padre Patrick è un ebreo nevrotico che si lamenta e che noi oggi definiremo ossessivo compulsivo: quando fa delle liste di cose da fare poi le ripete continuamente per ore come una litania. Suo fratello minore diventa un pericolo pubblico che non si ferma mai, che morde, che casca, sbatte ovunque e si fa male.
Tutto questo esaspera Esther – e come darle torto – e la spinge alla ribellione; in questo è una rivoluzionaria come loro.
Ma se i genitori sono fricchettoni, degni figli degli Anni Settanta, Esther invece no.
la mia indole reazionaria, incline al mantenimento dell’ordine e alla permanenza delle idee (come dei princìpi, degli orari di uscita della scuola, delle minacce di divorzio, delle gite biennali al parco divertimento O.L. Corral, a cinquanta chilometri da rsiglia), mal si adattava alle montagne russe emotive a cui Babeth mi sottoponeva di riflesso. Per combattere il malessere, diventai più categorica: più mia madre cambiava opinione, più io mi aggrappavo a tutto ciò che sapevo essere vero.
Sviluppai una passione morbosa per l’ortografia e la grammatica, arrivando a padroneggiare norme ed eccezioni come nessun altro. Amavo la è e le é. Mi entusiasmavo per i partecipi passati irregolari. Memorizzavo con trasporto l’elenco dei sostantivi che cambiano genere al plurale e dei verbi che al congiuntivo imperfetto tirano fuori desinenze bizzarre.
Nulla di strano che ad un certo punto Esther, al grido “Vietato vietare” tanto caro ai genitori, uno ebreo a giorni alterni e l’altra atea e anticlericale, diventi anche cattolica, facendosi battezzare: la perfetta rivoluzionaria per una casa di rivoluzionari.
Noi ridiamo tantissimo a vedere le disavventure domestiche di questa piccola bambina – effettivamente quella più quadrata in famiglia – che cerca in qualche maniera di affermare la sua identità e di crescere in una famiglia dove nessuno è semplice e banale.
Perchè se la mamma è svanite, il padre nevrotico perso è il fratello una peste ipercinetica, nemmeno i nonni si salvano: sono Pieds-noir, nostalgici dei bei tempi in cui c’era l’Algeria Francese.
Ne La piccola conformista di Ingrid Seyman pubblicato da Sellerio ci sono riferimenti politici, ma nulla di incomprensibile per un italiano.
Però c’è un sottofondo amaro che si libra sempre più forte mano a mano che proseguiamo nella lettura.
Per quanto si rida alla terribile cerimonia di circoncisione del fratellino e alle disavventure del vaso con la terra natia, leggendo di questa bambina che cresce in una famiglia che oggi definiremmo disfunzionale ci viene anche voglia di salvarla.
La verità è che i miei genitori detestavano i preliminari. […] Di conseguenza le scenate si scatenavano quasi per magia, come in un film d’azione già iniziato. Magari stavamo tranquillamente mangiando tutti e quattro in cucina quando a un tratto la caraffa dell’acqua volava in frantumi. Oppure ci ritrovavamo all’improvviso nel bel mezzo di una tempesta di sabbia perché Patrick e Babeth avevano cominciato a picchiarsi sulla spiaggia, prendendosi a pugni, soprattutto in faccia per esser certi di farsi male.
I genitori di Esther sono male assortiti, va detto, e lei in qualche maniera tra la madre svanita il padre nevrotico parteggia per la madre
Babeth appare sempre, in tutte le situazioni, una creatura smarrita.
In più di una occasione è Esther, la figlia di dieci anni, a prendersi cura della madre.
Non avendo la minima speranza di vedere Babeth occuparsi sul serio delle pratiche di divorzio, mi diede alla lettura integrale dei romanzi di Agatha Christie allo scopo di sbarazzarsi dell’ingombrante presenza di Patrick. L’idea di commettere un parricidio non mi sorrideva più di tanto, ma non avevo scelta. Se nessuno della famiglia era disposto ad assumersi le proprie responsabilità, toccava a me – che ero sempre stata la più pragmatica di tutti – prendere in mano la situazione.
Spesso e volentieri vediamo Esther fare cose che dovrebbero essere incombenze per bambine ben più mature, e invece essere completamente sprovvista davanti ai problemi tipici della sua età, ma oramai è chiaro quanto i suoi genitori non siano affidabili.
Nel caso de La piccola conformista di Ingrid Seyman pubblicato da Sellerio bisogna dire ammettere che la fascetta recita qualcosa da tenere a mente: “Una saga familiare divertente e amara che ha fatto innamorare i librai francesi”. Questo è un libro che fa ridere eppure man mano che si va avanti e che si ride si inizia a farlo un po’ più amaramente, mentre noi siamo sempre più curiosi di capire come le vicende e la vita di Esther procederanno.
Tre motivi per leggere La piccola conformista di Ingrid Seyman pubblicato da Sellerio?
Il primo è che si ride molto. La circoncisione ed il vaso algerino, le visite presso le ricche famiglie borghesi ed i battibecchi con i nonni sono deliziosi siparietti che spesso mettono giustamente in ridicolo le parole d’ordine del progressismo di cinquant’anni fa.
Il secondo motivo è perché è una storia di famiglia diversa dalle altre. Vediamo le vicende dal punto di vista della bambina, che è una rivoluzionaria… ma non come ce lo aspetteremmo! Esther, una rivoluzionaria da destra, una controrivoluzionaria la cui rivoluzione è far rispettare l’ortografia.
Il terzo motivo per leggere questo libro… non si può rivelare!
Io ho parlato de La piccola conformista di Ingrid Seyman in questa maniera, ma quando lo leggerete e arriverete alla fine allora potrete raccontarlo in una maniera completamente diversa.
Questo è un libro che va letto fino in fondo e soltanto quando lo chiuderete, quando arriverete all’ultima pagina, allora questo libro potrà essere un libro che fa ridere ma contiene punte di amarezza oppure sarà completamente un’altra cosa.
Ma per sapere cosa dovrete arrivare all’ultima pagina!