Flora di Alessandro Robecchi pubblicato da Sellerio è la conferma di quanto questo autore, che a noi piace tantissimo, riesca a prenderci continuamente di contropiede, scartando e gettando sul piatto qualcosa che noi non ci aspetteremmo.
Recentemente c’è stato un incontro organizzato da Fastbook per i librai, in cui Robecchi presentava in anteprima Flora. Gli ho chiesto: «Robecchi, quando esce un suo libro i nostri lettori mi chiedono puntualmente quanto sarà doloroso. In questo caso cosa dovrò rispondere?»
«Guardi, secondo me i miei romanzi sono come la vita: ci sono parti allegre, parti meno allegre, parti dolorose e parti felici.»
Ecco perchè -con gioia- questa volta si può affermare che Flora è molto, molto meno dolorosa e molto più aperta alla speranza dei precedenti, come ad esempio I cerchi nell’acqua.
E questo nonostante Flora inizi nel campo di concentramento di Theresienstadt. Una parte importante di questa storia si svolge tra il 1920 circa ed il 1945, ripercorrendo la vita di Robert Desnos. Io non sapevo assolutamente chi fosse e penso tanti altri come me. Era uno scrittore, poeta e autore surrealista francese morto in un campo di concentramento nel 1945: la sua figura avrà una importanza fondamentale in Flora.
Flora di Alessandro Robecchi pubblicato da Sellerio prende il nome dalla diva più amata, dalla regina della tv italiana: Flora De Pisis, che viene rapita.
Chi sarà il rapitore ed il suo movente si scopre leggendo il romanzo, che si muove su più piani, come quando le telecamere di uno studio televisivo alternano le inquadrature.
C’è la telecamera che ci mostra la vita di Robert Desnos: scorrono sulla pagina Breton, la Repubblica di Vichy, l’occupazione tedesca, il fermento intellettuale e la vita tormentata di questo poeta. Un’altra telecamera ci mostra le giornate di Flora De Pisis rapita contro la sua volontà e tenuta prigioniera in un certo luogo assieme ai suoi rapitori i suoi rapitori.
Noi scopriamo abbastanza velocemente chi sono e soprattutto cosa vogliono, ed è, per ricollegarci a Robert Desnos, un rapimento “surreale”, da tanto che il fine ultimo di questa azione è stupefacente.
Altra telecamera, questa volta sui nostri eroi: Carlo Monterossi, Oscar Falcone e Agatina Cirielli, ma anche Bianca Ballesi, la donna con cui Carlo ha finalmente trovato un po’ di stabilità.
In Flora di Alessandro Robecchi pubblicato da Sellerio non ci sono Ghezzi e Carella.
Il motivo ci era stato anticipato dall’autore stesso: i due poliziotti non sono dei pezzi grossi, lo abbiamo visto nei tanti libri precedenti.
Pensiamo se oggi venisse rapita Maria De Filippi, o negli Anni Novanta Pippo Baudo: improbabile il coinvolgimento in maniera prominente di funzionari e poliziotti di livello non molto alto. Così Ghezzi e Carella mancano, e in questo un po’ si bilancia il precedente I cerchi nell’acqua, dove era Monterossi lo spettatore della vicenda che vedeva i due come protagonisti.
Spetta a Monterossi, incaricato dai suoi datori di lavoro, di capire cosa è successo a Flora, possibilmente utilizzando canali non sempre legali, purchè porti a casa il risultato.
La quarta e ultima telecamera è su di noi: inquadra cosa succederebbe all’Italia e alla società italiana -politica, televisioni, giornali- se venisse rapita una figura di primo piano dello spettacolo.
Robecchi ce le racconta tenendo fede al motto Castigat ridendo mores.
Si ride in Flora di Alessandro Robecchi pubblicato da Sellerio, ma in maniera amara, perché questa volta sulla graticola ci finiamo tutti noi.
Se nei romanzi passati analizzava splendori e miserie I tempi nuovi o la piccola borghesia devastata dalla crisi economica, questa volta tocca a noi e al sistema che si è creato (che abbiamo creato?) tra informazione, social media e stampa.
Nel farlo Robecchi si toglie anche un po’ di sassolini dalle scarpe, proprio lui che fa televisione.
Inizia già ricordandoci come la televisione è crollata: in Flora appare tra i comprimari un regista che non lavora più.
L’opinione prevalente era questa: «Lei è un intellettuale, Ollini, un innovatore, un anarchico, un artista. Che ci fa al sabato sera su Raiuno?». Lui aveva risposto che la grande tivù, in Italia, l’avevano fatta Zavattini, Flaiano, Nanni Loy, Pasolini. Quelli ridevano.
In Flora di Alessandro Robecchi grazie al rapimento della De Pisis possiamo rileggere l’imbarbarimento di tutto un sistema -televisivo, giornalistico, informativo- rispetto al suo passato glorioso.
Nella Rai di alcuni decenni fa lavoravano professionisti come Zavattini, Flaiano o il recentemente scomparso Enrico Vaime, uno che scriveva con Concetto Marchesi.
Ora è una cosa bene diversa, basti leggere alcune delle molte e fondate critiche sulla serie televisiva su Leonardo da poco andata in onda.
Cinquant’anni fa invece, quando eravamo tutti sicuramente meno istruiti e con una minore scolarizzazione, la Rai chiamava Roberto Rossellini per girare lo sceneggiato su I Medici e sul Rinascimento.
Mentre noi vediamo Carlo Monterossi con Falcone, Bianca Ballesi e Agatina che cercano di capire cosa è successo a Flora, intorno a loro l’Italia esplode; e Robecchi si diverte moltissimo non risparmiando nessuno neldescrivere questa esplosione di isteria.
Intanto si bevono l’amaro calice degli speciali tivù, dei talk show, delle dirette angosciate in cui si compiange la povera Flora e si dibatte di diritto, di Stato, terroristi, rispetto della legge, convivenza democratica, certezza della pena, riforma della giustizia.
È bastato il secondo video di Flora De Pisis per spostare tutti i pesi della questione, per eccitare gli animi: ora il dibattito è quello di sempre: trattativa o fermezza? Lo Stato deve cedere? Sarebbe una sconfitta. Ma no! Trattare e salvare l’ostaggio è un segno di forza! Lo Stato deve trattare!
Le voci si alzano, le posizioni si irrigidiscono. Si discute molto di un editoriale, prima pagina del Grande Quotidiano Serio, che dalla mattinata agita le segreterie dei partiti. Titolo: «Un nuovo caso Moro?». Svolgimento: lo Stato non può cedere ai terroristi. Non ricorda nemmeno en passant, il fluviale articolo, di come andò poi quella volta, tanto lo sanno tutti.
Ma molti non la pensano così, proprio per niente. La politica per ora, a parte le testimonianze pelose di pena umana e solidarietà sui social, sta zitta, prudente, aspetta di capire cosa convenga dire, cosa non convenga, cosa potrebbe essere travisato, usato dagli avversari, cosa funzionerebbe meglio sui social. Il solito balletto.
È su questo solito balletto di editorialisti, intellettuali, registi e giornalisti che Flora di Alessandro Robecchi pubblicato da Sellerio dà il suo meglio.
Perché descrive noi e le nostre brutture: tutti questi giornali, editorialisti tv e mezzi di informazione strepitano e non cercano di capire cosa sta succedendo, ma vogliono solo seguire l’onda pur di non perdere un follower. O un voto.
Un giornale governativo, di quelli governativi a prescindere, governasse anche Landru, sembra tirare un respiro di sollievo: «Il Paese che funziona». L’editoriale di un giovane scrittore emaciato che piace alle mamme mette il dito nella piaga: «Perché l’Italia – o una parte consistente dell’Italia – tifa segretamente per…
E non vi dico per cosa tifano.
Una parte importante del rapimento di Flora è collegata a una certa, cruciale per i rapitori. Ma dovete leggere per scoprire di cosa si tratta.
E nel mentre…
La politica si adegua, non sia mai che si prenda una posizione impopolare, si aiuterebbero le opposizioni. Ma le opposizioni sono sulla stessa linea: salvare l’ostaggio, e poi agire senza pietà, pene esemplari, pugno duro, la solita solfa. Solo un minuscolo partitino liberale, gente ricca di famiglia, insiste per la linea dura. […]
Il Prestigioso Giornale Perbene dà ampio spazio agli intellettuali, che in questi giorni hanno già detto di tutto e di più, ma lo ridicono. Chi tira in ballo McLuhan, chi Guy Debord, Orson Welles e la Guerra dei Mondi. Un regista famoso, di quelli osannati dalla critica e da se stesso, si prende due colonne intere per dire, in sostanza, che sembra un film. Da far cascare le braccia per la banalità […]
I giornali della destra mostrano, senza volerlo, l’incertezza che ha dominato le loro ultime due settimane: per indole e abitudine sarebbero per vietare tutto, chiudere, proibire, censurare, pece e piume, ma sanno che i loro lettori – che anche i loro lettori – vogliono lo show, che non se lo perderebbero per niente al mondo, quindi si concentrano sul dopo: ora cedere, ma poi pene durissime per i colpevoli, isolamento perenne, celle senza finestre, 41 bis, unghie strappate, processi sommari.
Tre motivi per leggere Flora di Alessandro Robecchi pubblicato da Sellerio?
Il primo è che come Alessandro Robecchi ci mostra la realtà terribile che ci circonda nessuno mai. E questa volta ci riesce facendoci anche sorridere.
Il secondo è per la riflessione che ci spinge a fare sul mondo malato, incancrenito e deforme dei giornali, della tv e dell’informazione in generale.
Se l’argomento vi appassiona, troverete pane per i vostri denti qui, ma anche nel suo “compagno di scuderia” Giampaolo Simi.
Il terzo motivo è sicuramente Robert Desnos, di cui io continua non dirvi nulla, perché è un autore di cui scoprite qua la bellezza e la vita tormentata. E magari, come me, terminato Flora cercherete qualcosa di lui.