Gli invisibili di Roy Jacobsen pubblicato da Iperborea è un romanzo che mi ha dato una grandissima pace e grandissima serenità, portandomi in un mondo lontano nel tempo e nello spazio.
Si tratta del primo di una serie di quattro, e infatti il sottotitolo è “Saga dei Barrøy” dove i Barrøy sono sia una famiglia che un isola a sud delle Lofoten, arcipelago nella parte settentrionale della Norvegia.
Penso però che parlare de Gli invisibili di Roy Jacobsen come prima parte di una saga familiare sia un po’ limitativo, perchè è molto altro.
Certamente noi seguiamo le vicende di questa famiglia composta da poche persone: il nonno Martin, suo figlio con la moglie, una sorella e la nipotina Ingrid quattro anni. La storia ne segue la crescita fin nella adolescenza.
La bellezza de Gli invisibili di Roy Jacobsen pubblicato da Iperborea sta per intanto nel suo essere una storia lontana e distante nel tempo e nello spazio. Si sentono lontanissimi echi di quello che succede nel mondo, e a un certo punto intuiamo che ci sia un imperatore di un nome Guglielmo, poi che c’è una guerra, poi una crisi economica.
Eppure tutto questo è quasi solamente un rumore di fondo nell’esistenza dei Barrøy. Loro vivono tutti assieme sull’isola, lontani dalla civiltà e dal tempo come lo intendiamo noi.
Per loro il tempo si misura non in giorni, ma in mesi e stagioni, si misura nel momento in cui si possono raccogliere le patate piantate oppure quando bisogna iniziare a portare le pecore all’interno delle rimesse perchè verrà freddo.
Il mondo dei Barrøy è un mondo lontanissimo dal nostro e forse anche per questo mi ha dato una infinita sensazione di pace.
Gli invisibili di Roy Jacobsen pubblicato da Iperborea è diverso da tante altre saghe familiari anche perché qui non ci sono nonne, procugini, zii e congiunti vari: ci sono cinque persone che vivono da sole a cui poi si aggiungeranno un cugino e altri due ragazzi, ma il nucleo familiare resta piccolissimo e vive in maniera quasi autarchica su un’isola dove il tempo al massimo è scandito dall’arrivo annuale del battello di uno zio.
Quando Ingrid dovrà andare a scuola a scuola su un’altra isola allora farà due settimane lì, dormendo nel sottotetto della scuola stessa e due settimane a casa.
È un mondo dove il tempo e lo spazio si misurano coi ritmi della natura, della bellissima natura nordica, e dove tutte le cose – anche la morte – rientrano in un equilibrio maggiore e superiore.
Lo ripeto: è un libro che mi ha dato grandissima serenità e grandissima gioia perchè anche quando ci sono momenti duri – la morte di un congiunto, la bufera che rischia di farti annegare, l’inospitalità della natura norvegese e del suo implacabile gelo – si sente che tutto fa parte di una dimensione superiore, in cui tutto è interdipendente e tutto è bilanciato e tutto quindi andrà a posto.
Una incrinatura in questa mondo equilibrato è colpa del padre di Ingrid, uomo energico che vuole sempre migliorare la condizione dell’isole e quindi della famiglia.
Prima costruisce una rimessa per le barche, in una impresa che dura mesi perché deve andare a cercare il legno, segarlo, costruirla da solo, aiutato appena dal vecchio padre. A questa prima rimessa ne segue una seconda, costruita da muratori sbarcati apposta sull’isole, e questo porterà una prima novità nell’equilibrio famigliare.
Con l’idea di migliorare sempre di più l’isola quest’uomo si impegna per un anno a costruire un pontile in pietra, e questo è strumento per avere qualche rapporto in più con la terraferma e quindi con il mondo esterno.
È lo stesso tema che si affronta in un libro che ho letto da poco, Una grande, gloriosa sfortuna di Josh Ritter.
Questo molo inizierà a cambiare il mondo di Ingrid, che sta tutto nella bellissima copertina di Tony Demuro: una bimba sull’isola tra altre isole, ed una sedia.
Fateci caso, perchè le sedie avranno una certa importanza in questa famiglia.
Quello de Gli invisibili di Roy Jacobsen pubblicato da Iperborea è un mondo così lontano, e quindi in pace e in equilibrio con la natura circostante, che non ci sono sedie, perchè per averle bisogna costruirsele. Piano piano vedremo Hans fabbricarne per tutti, con il passare degli anni però: sua sorella Barbrø sarà così attaccata alla sua da portarsela sempre dietro.
Il molo avvicinerà l’isola e il mondo di Ingrid al nostro mondo, un mondo di commerci, di orologi nelle case, di denaro. Il nonno e il padre di Ingrid si dedicano già al commercio, e spesso i soldi non gli bastano: pescano un po’ di palamiti, vendono il piumino dei gabbiani, ma alla fine è una economia ed un mondo preindustriale, dove gli uomini si basano sul sole per misurare la giornata.
È un “piccolo mondo antico” dove si stava in pace, sobria e pudica per citare quello che diceva Cacciaguida nel XV Canto del Paradiso.
La Saga dei Barrøy è stato per me un antidoto per evadere in un mondo lontanissimo dal nostro, un viaggio che mi ha dato gioia e tranquillità, ed è da due anni che dico ne abbiamo proprio bisogno.
Tre motivi Gli invisibili di Roy Jacobsen pubblicato da Iperborea?
Intanto perché è ambientato in un mondo bellissimo, se vi piace la natura.
Poi perché è una saga familiare con pochi personaggi, e non ci sarà bisogno di fare grandi alberi genealogici: sono in tutto cinque o sei, ognuno con il proprio vissuto. C’è Ingrid che cresce e inizia a scoprire cosa vuol dire essere una donna indipendente, a capire i genitori; Hans, padre abbastanza allegro e positivo con la smania di fare; il nonno Martin, che piano piano come come un albero compie il suo ciclo vitale e poi lentamente va a spegnersi.
Infine perchè Gli invisibili di Roy Jacobsen pubblicato da Iperborea ti porta in un mondo lontano dal nostro, un mondo bello e in equilibrio.