Le pianure di Federico Falco pubblicato da SUR è un grandissimo romanzo sull’amore, sulla ricostruzione di sè stessi e soprattutto sulla natura.
È la storia di un uomo che si ritira in mezzo alla campagna, in mezzo alle pianure del titolo, per ricostruire sé stesso.
Federico Falco è argentino, ma il nome fa intuire sia nipote di italiani: i nonni erano piemontesi e ci saranno poi nel romanzo dei richiami al mitico mondo piemontese che un secolo prima si è trasferito nella pampa.
Eppure, nonostante questa radice, Le pianure di Federico Falco mi fa pensare a lui come un emiliano, e al suo romanzo come ambientato “tra la via Emilia ed il west”.
Il protagonista si prende in affitto per un paio d’anni un appezzamento di terra, un piccolo orto in mezzo alle pianure argentine, e parla del sole a picco, delle montagne lontanissime, dell’umidità che vien su dalla terra d’inverno e del sole che secca tutto come fossimo in quella regione d’Italia. Manca soltanto la Via Emilia che attraversa piccoli paesi come in una foto di Luigi Ghirri e ci sembrerebbe di leggere una storia che si svolge in questa parte d’Italia.
La storia è estremamente semplice: i capitoli hanno il nome dei mesi dell’anno costituendo il racconto di un anno della vita del protagonista. La sua relazione sentimentale dopo sette anni è finita, è stato mandato via da casa e si trova a dover ricostruire sé stesso, il suo cuore lacerato, la sua esistenza stessa. È un romanzo d’amore e sull’amore che mai scivola nel melenso, nel melodrammatico o nel vittimismo. Il protagonista è uomo che è improvvisamente diventato solo, non lo voleva, e cerca di trovare una nuova quadratura nella sua vita: coltivare un orto, entrare in contatto con la natura.
la vita in campagna consiste nell’osservare. Osservare la striscia grigiolina e spumosa che si alza sopra l’orizzonte e capire se è acqua o sono solo nuvole. Osservare l’alone che sfuma il contorno della luna. Osservare se il sole cala oppure no. Qui nessuno pensa a immagini satellitari, ma a nuvole che potrebbero avvicinarsi o allontanarsi, a indizi del cielo, a mutamenti minimi. La natura ha un linguaggio fatto di segni ricorsivi. Per imparare a leggerlo bisogna sapersi soffermare, prendere nota, riconoscere, osservare da vicino.
Le pianure di Federico Falco pubblicato da SUR è il diario di un anno, delle sue attività, di ciò che pianta, di ciò che semina, di quello che piano piano vede nascere.
È una storia lenta, e ricca di “tempi morti” come lo è la vita reale.
Come osserva ad un certo punto, se la mia vita fosse un film vedremo i fogli del calendario strappati in sovraimpressione, poi io che esco col cappotto e sullo sfondo gli alberi perdono e poi rimettono le foglie, la gente cammino e c’è una musica di sottofondo. Invece nella vita reale dopo un dolore ci sono lunghissimi silenzi, giorni interi senza senso spesi a fare niente. Le pianure sono anche il racconto di questa quotidianità silenziosa e dei suoi tempi morti.
Ecco perchè per trovare la sua nuova vita si tiene impegnato con la terra e l’orto.
Quello che mi piace dell’orto è che non serve pensare. Si tratta solo di fare e fare. Piantare la vanga, rivoltare la terra, rastrellare, strappare le erbacce, seminare, sporcarsi di fango, potare, andare, venire. Fare e fare e fare. Il corpo si stanca. La mente si svuota
La bellezza di questo libro sta qua, nel raccontare l’intrinseca bellezza delle cose semplici.
È questa una suggestione che troviamo in altri grandi romanzi: penso ad esempio a Stoner – nella vita del protagonista non succede quasi nulla, eppure – o alla Trilogia della pianura – sempre di pianure si tratta – pubblicata da NN Editore.
Le pianure di Federico Falco pubblicato da SUR si pone in questa scia: il protagonista è un uomo che ha poco da fare ma nel cui animo ribolle un mondo fatto di tristezza e di piccole gioie. Queste possono essere quando finalmente i pisellini che ha seminato iniziano a sbocciare, le banali chiacchiere con il vicino, il languore dei ricordi d’infanzia.
I suoi nonni – come i miei, come penso anche altri di quelli della mia generazione – avevano le galline e stavano in campagna. Allora tra un lavoro e l’altro nell’orto ricorda quando era bambino e si andava a trovare i nonni, i pomeriggi d’estate da loro, i dialoghi in dialetto (piemontese, in questo caso).
Termino con una annotazione geografico: la storia si svolge in Argentina, che è sotto l’equatore. I primi momenti vi sembrerà strano leggere che a febbraio si muore di caldo perché è estate e che a giugno bisogna iniziare vestirsi pesante perché arriva l’autunno, ma poi ci si fa l’abitudine.
Tre motivi per leggere Le pianure di Federico Falco pubblicato da SUR?
Intanto perché sa di rossana e di galatine: sa dei rumori, dei profumi, dei gusti e del lessico familiare dei nostri nonni, sa del tempo di quando erano piccoli.
Poi perché è un romanzo sull’amore, sulla sua fine e sul riaprirsi alla vita. È un romanzo di lutto e di ricostruzione che non cade mai nel patetismo.
Il terzo motivo, infine, è perchè è un abbraccio infinito alla bellezza variegata della natura, ma la natura delle piccole piante, la natura più domestica.