Abbandono di Elisabeth Asbrink

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Abbandono di Elisabeth Asbrink pubblicato da Iperborea è una saga familiare che è anche una indagine personale sulla memoria che è anche romanzo storico.
Il primo romanzo pubblicato da Iperborea da questa autrice era 1947, in cui lei ripercorreva i moltissimi e importanti avvenimenti di un anno che francamente nessuno ricorda mai.

In Abbandono ripercorre a ritroso nei secoli la sua vita privata e familiare partendo da un dato strettamente biografico.

Quello che è questo libro, e quale avrebbe potuto esserne il tiolo, lo racconta l’autrice stessa fin dalle prime pagine:

All’inizio avevo pensato di intitolare questo libro semplicemente Solitudine. è un romanzo, e quindi tutto ciò che racconta è vero. Ma potremmo anche definirlo una saga familiare, un romanzo-verità o molto semplicemente un libro.
[…] Per capire la mia solitudine avevo bisogno di capire quella di mia madre. E per capire lei dove prima capire mia nonna, Rita.
La ricerca mi ha condotto fino al mio nonno. Chi era quell’uomo che non avevo mai conosciuto?

Abbandono di Elisabeth Asbrink pubblicato da Iperborea è un libro che inizia nella Londra triste e uggiosa del 1949 raccontando di Rita, la nonna di Elizabeth che compare in questo romanzo col nome Katherine. L’autrice ricostruisce la vita della sua famiglia dall’esterno.
Rita, donna triste ed insoddisfatta a Londra, sarà madre di Sally, donna triste e instabile nella nella Svezia degli anni Settanta. Ambedue hanno grossi problemi coi rispettivi mariti e in realtà in tutto questo romanzo gli uomini non fanno una bella figura. Già il padre di Rita non è un esempio: questo immigrato tedesco a fine Ottocento perde i bagagli e i documenti e invece di emigrare in America con la famiglia resta in Inghilterra, e finisce ubriacone senza fissa dimora. Il marito di Rita invece, nonno della voce narrante, secondo un’interpretazione è il nocciolo e l’inizio di tutta la solitudine che le donne della famiglia sentono dentro.
Sua moglie, donna cresciuta nella povertà e nella difficoltà, crede di avere incontrato l’uomo della sua vita: forse, ma di certo ma quest’uomo le farà germogliare dentro tristezza e solitudine infinita e queste passeranno alla figlia Sally.

Solo con la nipote Katherine si arriva alle origini di tutto, e l’origine di tutta questa solitudine inizia nella Spagna del XV secolo, perché il nonno di Katherine si chiama Vidal Conca.

Nome indubbiamente spagnolo, ma Vidal Conca è nato a Salonicco, che in Grecia, quando Salonicco faceva parte dell’impero Ottomano. Vidal non è un nome turco e non è un nome greco: Vidal Conca è un ebreo sefardita.
Katherine scopre un mondo a lei, e anche a me, sconosciuto: quello dei ladini.

Per noi italiani magari i Ladini sono solo una delle tre etnie del Trentino Alto Adige: in questo caso invece con “ladini” si fa riferimento agli ebrei che dalla Spagna fuggirono nella Grecia allora dominio del sultano ottomano. Lì rimasero per oltre cinque secoli continuando a parlare un misto di spagnolo ed ebraico: “Puoi togliere gli ebrei dalla Spagna ma la Spagna dagli ebrei” sintetizzerà Katherine quando scopre l’esistenza di questa storia.
Salonicco agli inizi del Novecento era la più grande città ebraica del bacino del Mediterraneo: oltre cinquantamila ebrei vivevano lì, circa la metà della popolazione della città, in un tripudio di sinagoghe e anche di moschee, perché la seconda fede professata in città era l’islam. I greci cristiani erano una minoranza.

Di tutto questo non esiste più nulla e Katherine giustamente si pone una domanda, mentre si aggira nella città greca oggi in cerca di tracce e memorie: cosa vuole dire che i miei parenti, i miei antenati, sono spariti?

Incredibilmente non è colpa dei nazisti; o meglio, loro sono solo l’ultimo tassello di una sequela di sciagure iniziate nel 1917, quando già Vidal e la sua famiglia si erano trasferiti a Londra a commerciare pipe.
Tutto inizia con uno degli incendi più devastanti mai accaduti, altro che l’incendio di Roma: il Grande Incendio di Salonicco distrugge due terzi della città incenerendo i quartieri ebraici. La ricostruzione pilotata dal governo greco contribuisce a rendere “omogenea”, e quindi solo greca, la città.
Di tante sciagure nemmeno arriverà all’orecchio di Vidal la notizia, però instillano in lui un senso sempre maggiore di solitudine e sfiducia, acuita dal peso davvero secolare delle tradizioni che il suo gruppo familiare si porta dietro.
Non prendetelo comunque come un saggio sulla comunità ebraica di Salonicco: questo è il romanzo di tre solitudini e di tre donne sfortunate. Anzi, forse quattro, perchè anche la madre di Vidal, forse non il personaggio più simpatico della narrazione, non ha una vita facile.

Tre motivi per leggere Abbandono di Elisabeth Asbrink pubblicato da Iperborea?

Il primo perché è una storia struggente di donne che non riescono a vincere le contingenze della storia in cui incappano. Sia Rita che Sally che Katherine sono in un certo senso orfane di tradizione domestica e senza una famiglia alle spalle a sostenerle.
Il secondo è perché è anche una vibrante storia d’amori tormentati e sbagliati: Rita si innamora di Vidal che è un uomo e schiacciato dalla voce e dagli obblighi del proprio sangue.
Il terzo motivo è perché ricostruisce con grande potenze un mondo, di cui penso pochi siano a conoscenza, completamente scomparso. Della così antica, ricca e gloriosa comunità ebraica di Salonicco i primi documenti che ci sono rimasti sono del 1917: tutto ciò che è precedente all’incendio è stato spazzato via dalla faccia della terra e quello che è successo alle tombe del grandissimo e secolare cimitero è oltre l’incredibile.
Abbandono di Elisabeth Asbrink pubblicato da Iperborea è un libro bello da leggere su più piani: è bello come romanzo famigliare, è bello come racconto introspettivo di tutte queste donne ed è bello come viaggio nella storia.

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